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La sfida del ministro alle toghe in agguato: "Paura? Non li temo"

Lo scontro tra alleati

La sfida del ministro alle toghe in agguato: "Paura? Non li temo"

Roma - Graffi e stoccate reciproche sono sempre più la cifra comunicativa degli alleati di governo. Un crescendo rossiniano, diretto dai Cinquestelle più che dalla Lega, che ormai travalica i naturali confini dialettici tracciati dalla campagna elettorale e dalla vicinanza con il 26 maggio. La nuova frontiera dello scontro è quella giudiziaria. Con Luigi Di Maio che si lascia sfuggire un affondo particolarmente muscolare: «Alle elezioni europee gli italiani dovranno scegliere tra chi si vuole tenere gli indagati per corruzione nelle istituzioni e chi no».

Matteo Salvini di fronte a queste provocazioni continua a tenere i nervi saldi. Ospite di Mezz'ora in più dice con chiarezza di non temere ulteriori sortite dei magistrati. «Se ho paura? Assolutamente no. Male non fare, paura non avere, diceva mia nonna. L'unica paura che ho è non dare lavoro agli italiani, ma dal punto di vista giudiziario non ho alcun timore». Poi in un comizio aggiunge: «Sono orgogliosamente disponibile a essere processato per sequestro di persona» con riferimento alla questione migranti. Certo di tanto in tanto, all'interno delle sue dichiarazioni una crescente insofferenza per l'atteggiamento degli «alleati» e per questo sfibrante continuo botta e risposta è palpabile. «Sono un uomo all'antica. Ho firmato un contratto e ho dato la mia parola. Voglio andare avanti con i Cinquestelle, basta che gli alleati non insultino ogni giorno. Perché se lo fanno...». Minacce subito stemperate da una sorta di memento. «Il mio avversario è il Pd, e la sinistra. Non i Cinquestelle, loro sono alleati di governo». Un chiarimento che sui social fa scattare la replica lapidaria di Giorgia Meloni: «Anche i Cinquestelle sono di sinistra».

È chiaro, però, che sui rapporti tra i partner di governo aleggia soprattutto lo spettro giudiziario. Un clima di sospetti alimentato dal feeling dei Cinquestelle con le procure. E da qualche piccola frenata per la Lega registrata negli ultimi sondaggi. Un paio di giorni fa Giancarlo Giorgetti si era lasciato sfuggire una frase esemplificativa del clima che si respira nel Carroccio. «Come era facilmente intuibile, lo sappiamo perfettamente, perché è sempre avvenuto nella nostra storia, quando la Lega va particolarmente bene arrivano sempre delle cose strane per cui bisogna interrompere quel percorso». Nelle ultime ore Salvini si è addirittura trovato a dover rispondere agli attacchi pentastellati per una telefonata a Silvio Berlusconi, propagandata come un tentativo di frenare una legge contro il conflitto di interessi.

«Ho chiamato per rispetto e buona educazione, è reduce da una operazione e un ricovero d'urgenza». Tornando sul conflitto di interessi, il titolare del Viminale ha ribadito: «Andiamo pure avanti, ma certo non è una priorità».

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