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La sinistra in scivolata per scongiurare la rottura

Il Pd prova a convincere Leu a sostenere Gori ma il partito di Grasso resiste: corriamo da soli

La sinistra in scivolata per scongiurare la rottura

Milano Appelli, pressioni romane, offerte di dialogo e un'assemblea con Pietro Grasso già fissata per ieri e rinviata a domani sera. Adesso il giallo si sposta a sinistra. La staffetta Maroni-Fontana ha regalato a Giorgio Gori l'illusione di riaprire la partita per il Pirellone, ma visti i sondaggi e la cronica crisi del Pd, per passare dall'illusione a una concreta speranza di vittoria il sindaco di Bergamo deve portare a casa almeno un risultato politico: scongiurare la concorrenza di «nemici» a sinistra.

Oggi l'incubo di Gori ha le sembianze di Onorio Rosati, ex segretario della Cgil di Milano, consigliere regionale di Mdp e candidato naturale alla presidenza per conto di «Liberi e uguali», il cartello delle sinistre-sinistre che a Roma ora è guidato dal presidente del Senato Pietro Grasso. Un mondo composito, quello della «vera sinistra». Mentre l'area dell'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia sta già con Gori, Leu finora ha resistito alle avances. E un'ala di «duri e puri» tira dritto. Non è escluso però che una parte degli ex Pd sia sensibile a questi appelli all'unità che si susseguono da ogni parte, un po' facendo leva sulla mozione degli affetti, un po' richiamando un far fronte comune contro «le destre». Certo non è un'impresa facile ora, far convergere tutti su Gori a meno di due mesi dal voto, così, senza aver celebrato primarie di coalizione o altri percorsi unitari. È pur vero che non c'è l'ingombrate figura di Matteo Renzi a complicare tutto. Così, ieri mattina, qualcuno dava credito alle aperture di Grasso al Pd, preludio di una trattativa. «Per noi non cambia nulla - ha smentito Rosati - notizie infondate».

La commissione Affari istituzionali della Regione poi, ha approvato la proposta Pd di dimezzare le firme necessarie a presentare liste per il 4 marzo. Qualcuno lo ha visto come un aiuto ai Radicali, che qui non hanno un Bruno Tabacci a salvarli. Per altri è stato un segnale di distensione rivolto dal Pd proprio a Liberi e uguali, che solo pochi giorni fa, il 4 gennaio, calcolava le firme necessarie (dalle 18mila alle 26.500) «per essere presenti con la nostra lista in tutta la regione Lombardia». Anche il rinvio dell'assemblea di Sesto San Giovanni è stata letta come il segnale di una trattativa in corso col Pd. «Una lettura sbagliata» hanno negato i vertici lombardi di Leu.

Fanno pretattica? Se trattativa c'è, adesso il tempo delle simulazioni è scaduto.

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