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Sui vaccini regna il caos Lega piegata alla linea M5s

Il voto della Camera solo a settembre. Carroccio cauto sul tema: «Non neghiamo l'educazione»

Sui vaccini regna il caos Lega piegata alla linea M5s

Il vicepremier della Lega, Matteo Salvini, il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Per tutti, sui vaccini, il motto è: «Educare e non obbligare».

Se qualcuno aveva dubbi sulla linea del Carroccio riguardo al problema, adesso è chiaro che vanno a braccetto con il M5s sul rinvio di un anno della certificazione in asili e materne, contenuto nel Milleproroghe che ieri ha avuto il sì del Senato. Il dl sarà alla Camera l'11 settembre e non sarà convertito in legge prima della pausa estiva. Le nuove regole, così, arriveranno ad anno scolastico già iniziato in gran parte d'Italia e questo provoca molti problemi.

«Ho vaccinato i miei figli - dice il ministro dell'Interno -, però ritengo che il diritto all'educazione non possa essere negato a nessuno». Insomma, la scuola prima della salute. D'altronde, a giugno Salvini sosteneva: «È giusto che a inizio anno, nelle scuole e negli asili, possano entrare tutti. Molti Paesi al mondo non obbligano ma educano». E quest'inverno, al grido «vaccini sì, obbligo no», il leader leghista si scagliava contro le norme Lorenzin e sottolineava «le utilità ma anche i rischi» dei vaccini. In campagna elettorale e dopo ripeteva con il grillino Alessandro Di Battista: «4 vaccini sì, 10 sono troppi». Dunque, nulla di nuovo. Eppure, ora che Salvini è al governo qualche remora in più sembra averla. Anche perché, a fronte di pochi rumorosi no vax, ci sono milioni di famiglie preoccupate per i figli. Forse per questo, i leghisti pesano le parole. Il ministro della Famiglia, Fontana, spiega: «Penso che sia importante la libertà di scelta. Ci sono degli esempi in Europa molto positivi che si potrebbero introdurre. In Belgio, i pediatri fanno i vaccini, sono quelli che conoscono meglio i bambini e le famiglie e ci potrebbe essere un'analisi migliore». Far scegliere al pediatra, caso per caso? Un altro Fontana, il presidente della Lombardia Attilio, dice di essere a favore di vaccini «però a volte l'obbligatorietà ottiene l'effetto contrario», ed è meglio educare che sanzionare. Pure il governatore Fedriga, parla di «importanza dei vaccini», di «alleanza con le famiglie», di «Stato liberale che non si impone ai cittadini».

Mentre esplodeva la polemica da parte delle opposizioni, i leghisti hanno scelto la cautela. Solo il sottosegretario alla Sanità, Maurizio Fugatti, diceva: «È un passo in avanti e il mantenimento della parola data agli elettori». Nel contratto di governo, il capitolo vaccini parla in modo vago di «superamento» della Lorenzin, nel programma del centrodestra non c'è niente del genere.

E Fi, con il vicepresidente Antonio Tajani, ripete di non ascoltare «gli stregoni».

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