Politica

Svolta di Fdi, rottamato Fini: via An dal nuovo simbolo

Cancellato il vecchio logo. La Meloni confermata leader «La destra non poteva finire con lo scandalo Montecarlo»

Svolta di Fdi, rottamato Fini: via An dal nuovo simbolo

S ulle note dell'inno di Mameli e con un messaggio chiaro agli alleati si è chiuso ieri il secondo Congresso nazionale di Fratelli d'Italia. Non è stato un semplice raduno di delegati per riconfermare per acclamazione la leadership di Giorgia Meloni, ma una vera e propria piattaforma politica in cui il programma per governare e per riedificare la nazione (Fdi non cela le sue legittime ambizioni) è stato centrale. Non basta. È stata anche l'occasione per seppellire l'esperienza di Alleanza Nazionale. Non a caso ieri a Trieste, in un palazzetto dello sport gremito di 3mila persone fra delegati e ospiti, è stato presentato il nuovo simbolo del partito, dove è stato cancellato il logo di An per lasciare spazio solo alla fiamma tricolore sovrastata dalla scritta «Fratelli d'Italia».

«È un simbolo che va avanti - ha detto Giorgia Meloni - che mantiene chiaramente il riferimento a quella fiamma che è stata l'origine della nostra storia, ma che non fa più invece riferimento al partito che c'è stato prima di noi». Insomma, liquidata An e liquidato il suo ex leader, quel Gianfranco Fini e quei suoi colonnelli che hanno scelto un'altra strada dopo aver tentato di pugnalare la coalizione di governo di cui facevano parte, accordandosi proprio con chi voleva cedere la sovranità italiana. «Abbiamo messo in sicurezza la storia della destra italiana, dopo che rischiava di sparire dal Parlamento», ha ricordato la Meloni «Non volevamo che quella storia finisse con gli scandali della casa a Montecarlo o del gioco d'azzardo ma che avesse una continuità». Un obiettivo raggiunto, ma non solo. Adesso, ha detto la leader di Fdi, «possiamo lanciare un'opa sull'Italia, un'opa sui patrioti, cioè su tutti quelli che pensano che prima di tutto venga la nostra nazione». Ma alla Meloni non è bastato liquidare Fini, ha anche ribadito agli alleati che di traditori e voltagabbana non ne vuole sapere, riferendosi implicitamente agli accordi del leader leghista Matteo Salvini con alcuni ex colonnelli finiani. Invece le porte sono aperte per «tutti quelli che, indipendentemente dalla storia dalla quale provengono, pensano che l'amore per l'Italia venga prima di tutto il resto». E sono tanti, ha detto la leader di Fdi, a cominciare da Guido Crosetto che ha deciso di tornare in politica, o da Daniela Santanché che ieri ha aderito ufficialmente al partito della Meloni.

Dal congresso è emerso forte e chiaro che Fratelli d'Italia si candida a governare il Paese assieme agli alleati, ma a precise condizioni, che ieri la presidente ha ripetuto. «Chiedo un programma che metta al primo posto gli italiani», ha detto la Meloni, ribadendo la sua intenzione di varare il più imponente piano di sostegno alla natalità che si sia mai visto nella storia d'Italia. Ma non solo. «Coerenza: vogliamo una clausola contro ogni inciucio con le due sinistre, che sono il Pd e il M5s. E onestà: vogliamo liste pulite e un comitato che vagli le candidature. Non voglio più che si ripeta quanto è accaduto in Sicilia», ha affermato in tono perentorio. La leader di Fdi ha ammesso che ci siano delle differenze con gli alleati e le ha sottolineate «ma dobbiamo trovare una sintesi». Le opzioni in campo sono tre, poi «ognuno fa le proprie scelte». Ma se da un lato usa toni rigidi verso la Lega e Forza Italia, dall'altro la Meloni offre anche la sua disponibilità a lavorare assieme e rivolge un duplice appello. «A Silvio Berlusconi se è d'accordo con quella che noi definiamo clausola di supremazia, cioè a dire che la Costituzione italiana deve venire prima delle norme europee, rendendo così possibile annullare leggi europee contro i nostri interessi.

A Matteo Salvini chiedo se è disponibile a costruire insieme una riforma costituzionale per preveda presidenzialismo e federalismo, perché immagini così un federalismo patriottico».

Commenti