Politica

«Zoff mi regalò i guanti mundial Ora sono costretto a venderli»

Nel 1982 il portiere li donò a un ragazzino di 11 anni «Quando lo vidi, la voce mi si bloccò per l'emozione»

di Nino Materi

S epararsi dai guanti è per un portiere di calcio come rinunciare a un pezzettino della propria anima. All'apparenza si tratta di semplici oggetti ricoperti di schiuma di lattice gommato, ma la loro magia comincia già dal profumo. Inebriante. Un aroma apprezzabile solo da chi sa cosa si prova a vivere gioie e dolori all'ombra di due pali e una traversa; dieci «foderi», uno per ogni dito, destinati a bloccare palloni, ma anche a trattenere emozioni: come quella, enorme, che Dino Zoff ha vissuto (e ci ha fatto vivere) nelle notti magiche del Mondiale '82. Quei super guanti, indossati dal mitico Dino in Spagna, il nostro capitano azzurro li donò nel 1983 a un bambino 11enne che oggi, 35 anni dopo, si trova costretto per «motivi personali» a vendere lo storico cimelio.

«Guanti che hanno protetto le mani più prestigiose della storia del calcio italiano - racconta Jacopo Suppo illustrando il «lotto» nel sito di Aste Bilaffi -. Mani che hanno custodito i sogni più belli di un bambino di Spotorno (Savona), Luca Maddalò, che nel 1983, a 11 anni, chiese al portierone azzurro se volesse fargli da padrino alla cresima. Zoff declinò l'invito ma regalò a questo suo grande tifoso il paio di guanti che ora andranno all'incanto».

«Al catechismo - racconta Luca Maddalò - il prete mi raccomandò di scegliere come padrino una persona come esempio virtuoso. Pensai subito a Dino Zoff, grande campione e grande uomo. Un modello di lealtà. Assieme ai miei genitori e il mister dei pulcini del Sarzana andammo a Torino e ci piazzammo fuori dallo stadio dove si allenava la Juve. Non eravamo sicuri che saremmo riusciti a parlarci. Ma quando lui uscì si fermò. La mia voce si bloccò per l'emozione. Ma lui mi incoraggio con una carezza. Era bellissimo, più bello dal vivo di come appariva in tv o sulle figurine panini. Si mostrò gentilissimo. Mi disse che non poteva farmi da padrino perché il giorno della cresima era impegnato in una partita, ma mi regalò i guanti usati nella celebre semifinale contro il Brasile che gli azzurri si aggiudicarono 3 a 2 nei Mondiali di Spagna del 1982, vinti poi l'11 luglio al Bernabeu battendo la Germania». Guanti che all'epoca hanno reso felice il piccolo Luca e che li legano idealmente a un altro bambino: un bimbo friulano di nome Dino che «prendeva al volo le prugne lanciate dalla nonna» e che, da adulto, sarebbe diventando uno dei più grandi portieri della storia del calcio. «Guanti Uhlsport rosso-bianchi. Logo sul dorso e numero 1 sulla polsiera», recita la descrizione del lotto (valutazione 6-7mila euro) che Aste Bolaffi aggiudicherà nella sessione Internet live del 14 dicembre. Guanti screpolati che riflettono un trionfo perennemente giovane. Ripercorriamo la scena clou di quell'«Italia-Brasile 3-2». È l'89esimo: Eder batte una punizione che dalla sinistra taglia l'area e trova la testa di Oscar che da una manciata di metri colpisce forte, angolando il pallone. L'Italia intera imita Martellini, che resta in silenzio, senza fiato.

«La rete della porta non si muove - scrive ancora Jacopo Suppo -, quel pallone rimane lì, piantato tra l'erba del campo e il gesso della linea di porta, bloccato da Zoff che per raggiungerlo si gira su se stesso, coprendo la visuale all'arbitro. Nel pomeriggio più caldo di sempre, al Sarria scende il gelo e il tempo si ferma. Zoff scatta in piedi. In una mano il pallone; l'altra alzata al cielo, con l'indice in un frenetico no! no! no!»; «Avevo paura che l'arbitro non avesse visto bene» confesserà Zoff. La partita finisce, il Brasile torna a casa mentre l'Italia va in semifinale e, capisce quel pomeriggio che la vittoria finale è a portata di mano. E di...guanto. Sei giorni dopo, al Bernabeu, è ancora Zoff a realizzare il sogno più bello. Senza guanti questa volta, a mani nude, alzando nel cielo di Madrid la Coppa del Mondo. Ma i suoi fedeli Uhlsport bianchi e rossi non erano stati abbandonati negli spogliatoi. C'erano. Bloccati dall'elastico dei pantaloncini neri..

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