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Biglietti e ultrà, la vittoria di Agnelli. Ricorso accolto: squalifica esaurita

Al presidente multa di 100mila euro. Raddoppiata al club

Biglietti e ultrà, la vittoria di Agnelli. Ricorso accolto: squalifica esaurita

Roma - Ricorso parzialmente accolto, ma di fatto una vittoria per Andrea Agnelli. La pena sportiva per il presidente della Juve e dell'Eca in relazione alla vicenda ultras-biglietti si è esaurita ieri, dopo nemmeno tre mesi di inibizione. La Corte federale della Figc presieduta da Sergio Santoro ha infatti ridotto la squalifica di un anno per i rapporti non consentiti con i tifosi, aggiungendo però una multa di 100mila euro. Ridefinita invece la sanzione pecuniaria per il club (da 300mila a 600mila euro) e decisa la chiusura della «Sud» dell'Allianz Stadium per la gara del 22 gennaio tra i bianconeri e il Genoa. Assolti Stefano Merulla e Nicola Alessandro D'Angelo, all'epoca dei fatti rispettivamente responsabile del ticket office della società e security manager, confermata invece la condanna - un anno di inibizione e 20mila euro di ammenda - per l'allora direttore commerciale Francesco Calvo.

Nella memoria difensiva, preparata dagli avvocati Coppi e Chiappero (che non hanno commentato la sentenza in attesa di leggere le motivazioni), erano state allegate due sentenze che hanno alleggerito la posizione di Agnelli: una per l'ex dg del Napoli Marino che aveva ceduto 300 biglietti agli ultras e fu condannato solo ad un'ammenda di 8mila euro; l'altra legata al numero 1 della Lazio Lotito, che aveva aperto la curva Sud dell'Olimpico, con i prezzi dei biglietti a un euro, dopo che la Nord era stata chiusa dal giudice sportivo per cori razzisti. Agnelli potrà ora tornare in lega e anche in consiglio federale Figc (come invitato).

«Questa sentenza è un brutto precedente, si è voluta monetizzare la sanzione», l'amaro commento del procuratore Figc Pecoraro. L'iter della giustizia sportiva fu avviato nove mesi fa con il deferimento di Agnelli e di altri tre dirigenti del club a seguito dell'indagine penale della procura di Torino (l'ipotesi era la presunta infiltrazione della 'ndrangheta nella gestione commerciale dei biglietti della società , ma non emersero collegamenti con gruppi e/o singole persone legate alla malavita organizzata). Le accuse di presunta associazione mafiosa furono poi riformulate da Pecoraro dopo la sua audizione alla Commissione parlamentare antimafia: secondo il pm del pallone, Agnelli avrebbe incontrato esponenti dei gruppi ultras, gli altri incriminati avrebbero invece ceduto biglietti oltre il limite consentito per persona (favorendo il bagarinaggio). Dalla richiesta pesante di Pecoraro di 30 mesi e un'ammenda di 50mila euro si è così arrivati nei due gradi di giudizio al parziale accoglimento del ricorso di Agnelli, che si era sempre dichiarato innocente.

Intanto domenica un corteo formato da una cinquantina di tifosi della Juve ha girato per Bologna cantando inni fascisti e mostrando il saluto romano.

Piccoli tafferugli, poi, all'interno dello stadio Dall'Ara.

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