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domenica, Aprile 28, 2024

Il Molise esiste, lo sa anche la mafia

EditorialiIl Molise esiste, lo sa anche la mafia

di Angelo Persichilli

Il Molise non esiste? Esiste, esiste e lo sa anche il crimine organizzato. Fino a qualche decennio fa il Molise poteva considerarsi una specie di oasi felice al riparo dalle mafie, ma ciò non è più vero da qualche decennio. In particolare, come dice al Corriere del Molise lo studioso Antonio Nicaso, autorità a livello internazionale per la conoscenza dei fenomeni mafiosi, “ci sono presenze significative” in tutta la regione già da alcuni anni.

Un rapporto della Direzione nazionale antimafia del 2015 afferma che “l’analisi conferma la quasi totale assenza di organizzazioni criminali strutturate e radicate sul modello tipicamente mafioso e protese al controllo pervasivo del territorio”, ma il rapporto aggiunge subito dopo che “sullo sfondo sembrano delinearsi alcuni nuclei associativi con aspirazioni di mafiosità”.

Già dal 2015 il Molise si confermava quindi “regione esposta all’insediamento di gruppi delinquenziali, nazionali e stranieri, attivi prevalentemente nei reati predatori, nello sfruttamento della prostituzione e nel traffico di droga”. La parte più preoccupante del rapporto rilevava comunque che “vi sono evidenze di collegamenti criminali con la criminalità di regioni confinanti, soprattutto con la criminalità pugliese”.

In particolare, Nicaso cita la marcata presenza nel Basso Molise della Mafia Garganica (o anche foggiana, da non confondere con la Sacra Corona Unita), poi c’è la Camorra napoletana nell’entroterra molisano e perfino la ‘Ndrangheta’ calabrese nella stessa Campobasso.

La prima presenza di crimine organizzato nella regione è stata quella Garganica nel Basso Molise, che comunque, precisa Nicaso, all’inizio si dedicava prevalentemente all’abigeato e la macellazione illegale di carne rivenduta poi ai centri del litorale molisano e pugliese.

Ma il Molise è stato anche al centro di attività criminali per il traffico della droga. Tra l’altro, fu proprio da una intercettazione di una telefonata della squadra mobile di Campobasso oltre dieci anni fa che venne sgominato un traffico di droga internazionale che coinvolgeva la ‘Ndrangheta calabrese e quella Colombia. Grazie all’attività investigativa della polizia di Campobasso, allora guidata dal capo della squadra mobile Domenico Farinacci, si poté risalire al boss Salvatore Mancuso che, come dichiarò all’epoca il colonnello Domenico Grimaldi, del Gruppo investigativo sulla criminalità organizzata (Gico) della Guardia di Finanza di Lombardia era “sicuramente un narcotrafficante che vive del business della droga” e che aveva contatto con i cartelli colombiani.

Le indagini, coordinate nel 2006 dal procuratore antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri, che sarà a Campobasso insieme a Nicaso il 30 novembre prossimo, portarono all’arresto di 76 persone, di cui 23 all’estero. Da Campobasso vennero anche coordinati gli arresti nella zona di Roma soprattutto per la presenza di una raffineria in Ardea dove vennero anche sequestrati cento chili di coca pura. “Abbiamo ancora molte parti della inchiesta da portare a termine” spiegò all’allora quotidiano online PeaceReporter Farinacci, che comunque rifiutò di fornire altri dettagli.

Sempre a proposito di droga, l’attività investigativa molisana contribuì al sequestro di una imbarcazione con 1.300 chilogrammi di “narcotico” proveniente dall’Albania e diretta verso la costa molisana. In quella occasione ci fu anche il coinvolgimento di cittadini albanesi.

Come si vede da anni il Molise, anche se non registrava sul suo territorio consistenti attività criminali direttamente ai danni dei suoi residenti, era considerato almeno un punto di transito per operazioni a livello internazionale.

Le cose sono ora nettamente cambiate, vi sono già vittime locali di questa attività criminale che ha trovato nuovo impulso dopo la tragedia del terremoto e soprattutto con l’attività di riciclaggio di denaro sporco.

Il crimine organizzato si sta coinvolgendo sempre di più, dice Nicaso, nel settore edile soprattutto per la fornitura, o meglio, del trasporto di calcestruzzo col cosiddetto “nolo a caldo” o “nolo a freddo” (cioè limitandosi a servire automezzi e personale). Si usano inoltre prestanomi locali per gli appalti pubblici oppure per finanziare aziende per servizi di trasporto di inerti; servizi offerti, ovviamente, a prezzi molto più bassi eliminando le attività di aziende pulite del settore. Tale attività genera un profitto che, anche se ridotto, fornisce denaro pulito che viene poi reinvestito legalmente in altre attività.

Secondo Nicaso, l’attività nel Basso Molise, condotta principalmente dalla mafia foggiana, ha riguardato inizialmente il settore agricolo con l’offerta di finanziamenti a aziende in difficoltà, ma poi si è esteso a tutti i settori. “Essi hanno successo – ha detto Nicaso – in quanto offrono sostegni economici più vantaggiosi di quelli che si possono avere dalle banche o da partner puliti”. Questi imprenditori, in buona fede o per puro calcolo economico, aprono le loro aziende ai soldi sporchi per risanare i loro bilanci. A volte i criminali si accontentano di investire denaro sporco e ottenere in cambio profitti puliti reinvestiti in altre attività legali; in altri caso essi, con metodi che possiamo immaginare, si sbarazzano dei partner originari acquisendo la proprietà dell’intera attività mettendoci alla guida dei prestanome.

I settori più a rischio, dichiara Nicaso, “sono i distributori di carburante, il commercio di oro e preziosi, i bar e negozi di generi alimentari”.

Il modus operandi di queste organizzazioni criminali nel Molise, dice Nicaso, è simile a quello adottato in qualsiasi parte d’Italia e all’estero “e, purtroppo, si tratta di una attività in espansione”.

L’unica differenza, dice Nicaso, è che mentre nel passato il Molise poteva vantarsi di essere una oasi felice non contaminata dal crimine organizzato, ora non più.

Diverso invece il coinvolgimento del crimine organizzato nella Provincia di Isernia e nella zona matesina di Campobasso. Ma di questo ne parliamo nel prossimo articolo.

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