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«È un addio sofferto ma si va avanti»

Mons. Bruno Stenco con il vescovo Beniamino Pizziol. FOTO CISCATO
Mons. Bruno Stenco con il vescovo Beniamino Pizziol. FOTO CISCATO
Mons. Bruno Stenco con il vescovo Beniamino Pizziol. FOTO CISCATO
Mons. Bruno Stenco con il vescovo Beniamino Pizziol. FOTO CISCATO

Dopo otto anni l'arciprete di Schio don Bruno Stenco ha salutato definitivamente la comunità del centro per passare ad un nuovo incarico a Tezze di Arzignano. Il valzer delle nomine pastorali ha interessato anche la parrocchia di San Pietro nel cuore cittadino, oltre alla nuova unità pastorale Ss. Trinità, Piane, Santa Croce, fresca di avvicendamenti. Don Bruno, arrivato a Schio nel luglio 2009 dopo la promozione a vescovo di Chioggia di monsignor Adriano Tessarollo, ha salutato con una messa ufficiale i fedeli in Duomo, esprimendo parole di riconoscenza e ringraziamento per tutte le persone con cui ha lavorato e a cui ha voluto bene e che a loro volta gli erano affezionate. In base alle recenti nomine, da oggi la parrocchia sarà guidata pro tempore da don Mariano Ronconi, in attesa che il vescovo Beniamino Pizziol designi il sostituto definitivo di mons. Stenco.

Il momento degli addii non è mai semplice. Come lo ha vissuto?

«Inevitabilmente è stato un saluto sofferto, dopo tutti questi anni. Ho ricevuto tante attestazioni di affetto e vicinanza dalle diverse componenti della comunità che mi hanno fatto piacere. D'altronde il ruolo di noi sacerdoti prevede anche questo, ogni distacco rappresenta un'offerta. Ora sono pronto per il nuovo incarico».

La parrocchia del centro presenta caratteristiche peculiari che certo la distinguono dalle altre di Schio. Com'è il bilancio di questi anni di lavoro?

«Avrei continuato volentieri il mio servizio ma forse, alla luce della nuova impostazione pastorale della città di Schio per macro unità, con diverse modalità gestionali da impostare e con le comunità di sacerdoti da aggregare sotto uno stesso tetto, è stato meglio così, provvedendo al subentro di persone dallo sguardo rinnovato, pronte e in forze per affrontare i cambiamenti futuri».

Guardare avanti, continuando comunque a coltivare il lavoro “tradizionale”...

«È importante rispettare il ruolo originario e storico della parrocchia del centro, nonostante le novità introdotte dalla diocesi. Mantenere la collaborazione con le istituzioni civili, come il Comune o le numerose associazioni, per portare avanti il lavoro in campo sociale e nell'accoglienza delle tantissime persone in situazione di povertà crescente che vivono in centro, non solo stranieri ma anche italiani. Il divario tra classi sociali è sempre più accentuato. In questi anni sono stati raggiunti davvero buoni risultati, anche in ambito culturale con tanti eventi e occupazionale con le Acli».

Insomma una parrocchia dalle mille sfaccettature.

«Sì, non solo dal punto delle attività, ma anche da quello della Chiesa. Il Duomo, il convento dei Cappuccini, l'oratorio salesiano, la comunità di S. Antonio rientrano tutte nella parrocchia ma hanno storie ed identità diverse che vanno capite e portate avanti. Anche il lavoro con gli stranieri è importante, rappresentano il 40% dei residenti in centro e molti sono di altre religioni, sopratutto ortodossi, islamici e pentecostali. La realtà è cambiata da tempo e bisogna prenderne atto».

Cosa ricorderà di più di Schio?

«Tante cose belle, ma porterò nel cuore la partecipazione al dolore delle tante famiglie che ho seguito nei momenti difficili e di lutto, insieme alla gioia delle nuove coppie durante battesimi e matrimoni».

Silvia Dal Ceredo

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