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I flussi elettorali

La Lega svuota FI
Fedeltà a 5 Stelle
Astenuti in casa Pd

Il convegno all'auditorium del GdV
La presentazione di Giovanni Diamanti nella sede del GdV. COLORFOTO
La presentazione di Giovanni Diamanti nella sede del GdV. COLORFOTO
Intervista a Giovanni Diamanti

VICENZA. Da dove arrivano i voti che hanno ingrassato il ciclone Lega? E dove sono finiti i voti smarriti dal Partito democratico? Dopo il 4 marzo sono circolate molte mappe dei flussi elettorali, bussole elaborate dagli istituti di ricerca per aiutare a orientarsi nell'Italia politica del 2018 e per interpretare il risultato che ha prodotto il parlamento della diciottesima legislatura. Una mappa dei flussi ritagliata su misura per Vicenza è stata prodotta per Il Giornale di Vicenza da Quorum - Youtrend. Si tratta di un'elaborazione basata su un metodo statistico che porta il nome di Leo Goodman particolarmente affidabile nel ricostruire gli spostamenti di voti da un partito all'altro in contesti piccoli come quello di una città delle dimensioni di Vicenza.

 

I numeri presentati da Giovanni Diamanti venerdì nell'auditorium di via Fermi descrivono con precisione l'opera di drenaggio che ha consentito alla Lega di diventare il primo partito in città pescando rispetto alle Politiche del 2013 metà dei voti da chi allora votò per il centrodestra che candidava Silvio Berlusconi premier, ma anche dai Cinque stelle (quasi un voto su cinque arriva dal bacino pentastellato), dal centrosinistra che schierava prima punta Pier Luigi Bersani (un voto su dieci del Carroccio cinque anni fa aveva premiato il centrosinistra) e addirittura dalla Scelta civica di Mario Monti (il 4,40 per cento).Al Movimento Cinque stelle va il premio fedeltà: tre elettori su cinque hanno confermato la loro preferenza. Il 12,5 per cento dei consensi è piovuto dal centrodestra, addirittura il 14 per cento è stato succhiato dal centrosinistra.Ed è proprio la coalizione bersaniana a vestire la maglia nera del non voto: nel "bosco", per usare l'allegoria suggerita dal leader passato a Liberi e uguali, si è nascosto il 14,20 per cento di voti che il centrosinistra aveva raccolto cinque anni fa. Altro dato da cerchiare con il pennarello rosso è il travaso di voti da Scelta civica al Pd: due elettori montiani su tre sono diventati renziani, dimostrazione plastica della percezione del Pd come nuovo portavoce del voto moderato e centrista, nonché dell'establishment.

 

E tuttavia, in questo viaggio tra i vasi comunicanti dei flussi elettorali, reclamano la luce dei riflettori le traiettorie che intrecciano i destini di Lega e Forza Italia: in un decennio si sono plasticamente scambiati i ruoli di lepre e di inseguitore nelle corse elettorali del centrodestra. La svolta prende forma tra il 2008 e il 2009, quando gli azzurri fanno l'ultimo pieno di voti in città, mentre la Lega (al tempo ancora accompagnata dalle insegne nordiste) compie un deciso balzo verso l'alto, passando dall'8,5% dei consensi al 18,5%. Sono gli ultimi ruggiti del Cavaliere, alimentati anche dall'illusione del federalismo fiscale che appariva ormai alla portata dei decreti attuativi. Da quel momento in avanti si eclissa la buona stella berlusconiana e l'allora Pdl inizia una inesorabile discesa innescata da un'emorragia di voti che dieci anni dopo porterà la rediviva Forza Italia alla soglia del 10 per cento con poco meno di 6 mila voti, sideralmente lontana dai fasti del 2001, anno di grazia con una messe di 23 mila preferenze e la soglia record del 31,8 per cento. Anche il Carroccio soffre la sua Via Crucis, che alle politiche del 2013 fa toccare a Bossi e soci quota 8% con 5 mila voti. Cinque anni dopo la terapia d'urto di Matteo Salvini la spinge a prendersi la vetta tra i partiti in lizza con il 25,8% dei consensi, conquistando per la prima volta nel capoluogo berico il trono che un tempo era stato un'esclusiva degli alleati berlusconiani. L'imminente campagna per le amministrative dirà se lo "scambismo" nel centrodestra sarà o meno indolore per gli azzurri. 

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