Le incognite del centrodestra

La coincidenza tra voto politico e regionale porrà problemi di coerenza e immagine soprattutto a Matteo Salvini

Milano, 19 dicembre 2017 - Lo scandalo banche, le scissioni e i veti incrociati a livello nazionale e il coinvolgimento del sindaco Beppe Sala in vicende giudiziarie sembrano frenare la corsa elettorale del Pd e del centrosinistra. Tuttavia, neppure il centrodestra se la passa bene ed è alle prese con non pochi problemi di amalgama. I sondaggi continuano a dare in vantaggio la coalizione berlusconiana, ma bisognerà capire se essa diventerà davvero uno schieramento coeso. Al momento non lo è, anzi le rivalità tra i potenziali alleati sono sempre più aspre. Forza Italia punta a prendere più voti della Lega per dettare la linea dopo il voto, Fratelli d’Italia vuole insidiare il Carroccio al Nord visto che il partito di Salvini ha deciso di scendere prepotentemente al di sotto della capitale per fare campagna acquisti di deputati e amministratori locali. E poi c’è l’incognita della “quarta gamba” della coalizione di centrodestra, che dovrebbe essere composta da centristi, anche da quelli che per anni sono stati al governo con la sinistra. Queste dinamiche saranno ancora più complesse da gestire nel caso, assai probabile, di un election day, che obbligherà quei partiti a trovare un’intesa sia su base nazionale che regionale.

L’alleanza che per 5 anni ha supportato il governatore Roberto Maroni si presenta compatta e punta alla riconferma in blocco. Ne fanno parte i centristi alfaniani, sempre rimasti nel centrodestra pur militando in un partito che a Roma appoggiava governi di centrosinistra. Nel fronte che sosterrà il presidente uscente si è aggiunto Stefano Parisi, che ha costituito un suo gruppo consiliare al Pirellone grazie alla fuoriuscita di tre consiglieri da Forza Italia e Alternativa popolare. La coincidenza tra voto politico e regionale porrà problemi di coerenza e immagine soprattutto a Matteo Salvini, che cita come fiori all’occhiello i governi regionali lombardo e veneto, dove però i presidenti leghisti per governare hanno bisogno dei voti centristi. In Lombardia ci sono parlamentari che hanno appoggiato per l’intera legislatura governi di larghe intese o di centrosinistra e che sono rientrati nel centrodestra chiedendo e probabilmente ottenendo spazio, collegi e candidature, grazie a una trattativa con Berlusconi. Come reagirà Salvini, che ha sempre escluso accordi con quanti hanno appoggiato i governi della sinistra e ora potrebbe essere costretto a farli votare nei collegi uninominali.