Milano, rischio jihad: allarme lupi solitari/ FOTO

Anno giudiziario nel capoluogo lombardo, il pg Alfonso: mai abbassare la guardia

Jihadisti (Reuters)

Jihadisti (Reuters)

Milano, 28 gennaio 2018 - Non si può abbassare la guardia. «Lo stato della minaccia terroristica jihadista rimane assai elevato nel nostro Paese», dice il procuratore generale Roberto Alfonso nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario. «La sollecitazione a colpire l’Italia - ricorda - è stata avanzata dai vertici dello Stato islamico in vari proclami ma è confermata dalle inchieste». E cita anche la vicenda di Anis Amri, l’attentatore di Berlino che si era radicalizzato nelle carceri italiane e che ha trovato la morte a Sesto San Giovanni. Negli ultimi due anni, spiega Alfonso, sono state svolte «investigazioni estremamente rilevanti» sul fronte del contrasto all’Isis e varie sentenze hanno «confermato poi l’impianto accusatorio». E anche che quando non si è arrivati a raccogliere «prove sufficienti per misure cautelari», aggiunge, gli elementi probatori sono stati comunque usati per espellere i sospetti terroristi. Decisivo, per il pg, è soprattutto «un efficace monitoraggio della rete internet da parte di personale specializzato», anche per contrastare i cosiddetti «lupi solitari».

Per quanto riguarda i reati economici, i dati riflettono la tendenza di un calo delle dichiarazioni di fallimento, a conferma che l’ondata di piena della lunga crisi e appare in assestamento. «Il riflesso degli anni scorsi - osserva Alfonso - è desumibile però dal deciso aumento dei reati fallimentari» come le bancarotte fraudolente (+135%) e le semplici (+120%). E se, come nota la presidente della Corte d’appello Marina Tavassi, dopo alcuni anni di incremento cala il numero delle cause contro le banche nel distretto milanese, addiritturano crollano - di circa l’87% - le notizie di reato in materia fiscale, come primo effetto dell’applicazione dei nuovi decreti legislativi. «I dati - denuncia il pg Alfonso - dimostrano una tendenziale e sostanziale depenalizzazione della materia e pongono numerosi interrogativi sugli esiti della manovra realizzata con la delega fiscale», simile a un colpo di spugna. Quanto ai tempi dei processi in Appello, nel settore civile la durata media è scesa a 21 mesi - un po’ meno di due anni - grazie anche alla diminuzione delle pendenze dell’11,4%. Anche nel settore penale, «significativa diminuzione delle pendenze», segnala la presidente Tavassi, con una durata dei procedimenti scesa a 1 anno e 5 mesi, «mentre per i processi con imputati detenuti, il valore medio di definizione si attesta intorno ai 3,8 mesi».

Per il presidente dell’ordine degli avvocati Remo Danovi, sono però «intollerabili» i tempi della giustizia «anche quando si esprime soddisfazione per una minima riduzione di pochi giorni o di qualche mese». «A noi sembra - aggiunge - che agli anni si dovrebbero sostituire i mesi e ai mesi le settimane». Anche perché, ricorda, «il funzionamento concreto della giustizia è strumento essenziale per la convivenza civile e la pacificazione sociale. Lo reclamano i cittadini, e anche l’economia e la legge del mercato, se si vuole essere competitivi». Complessa e la situazione nelle carceri lombarde. Il tasso di affollamento è grave ovunque «con eccedenza complessiva del 30% rispetto alla capienza e con una massiccia presenza di detenuti stranieri, pari al 43%», ricorda il pg Alfonso. E punte altissime di sovraffollamento a Lodi, Busto Arsizio, Como, Vigevano e Monza. Sullo stato delle carceri anche l’avvocato Danovi sottolinea il «degrado delle condizioni». Milano purtroppo non fa eccezione, conclude, «nonostante la qualità di molte prassi».

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