Gomorra, Sky contro Cattleya:
«Chiarisca subito sui fondi»

Gomorra, Sky contro Cattleya: «Chiarisca subito sui fondi»
di Nico Falco
Venerdì 27 Ottobre 2017, 10:56 - Ultimo agg. 11:36
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Fondi neri sì, fondi neri no. Un forse non è accettabile per Sky Italia che, dopo le dichiarazioni dell'amministratore delegato di Cattleya, pretende un chiarimento sui presunti pagamenti elargiti dalla produzione a un gruppo criminale per affittare i set in cui è stata girata la serie televisiva andata in onda sulla piattaforma satellitare. Nel processo che parla dei rapporti tra Gomorra, quella della fiction, con la camorra, quella delle pistole e dei morti ammazzati, Sky vuole vederci chiaro. Nodo della questione, villa Savastano: l'abitazione del capoclan della serie televisiva appartiene a Francesco Gallo, alias 'o pisiello, boss nella realtà e indicato dall'Antimafia come gestore del traffico di droga al parco Penniniello di Torre Annunziata. La casa era stata individuata da Gennaro Aquino, che da location manager l'aveva indicata poco prima dell'inizio delle riprese della prima serie all'allora organizzatore generale Gianluca Arcopinto. Nessuno, però, aveva capito che era la villa di un vero camorrista. Per l'affitto si era raggiunto un accordo da 30mila euro, da versare in cinque rate da 6mila euro, primo pagamento in anticipo. Il contratto fu stipulato nel febbraio 2013 ma, due mesi dopo, rischiò di saltare tutto: il proprietario fu arrestato per associazione mafiosa e traffico di droga e la stessa casa venne sequestrata. I legali di Cattleya riuscirono ad evitare l'annullamento del contratto e si accordarono per versare quanto pattuito all'amministratore giudiziario.

Oltre questo, però, potrebbero esserci state altre spese non contabilizzate: quelle relative ai soldi consegnati alla famiglia Gallo, circostanza stabilita da un processo che si è concluso con la condanna in via definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso di Francesco Gallo e dei suoi genitori: secondo la ricostruzione della Dda di Napoli almeno una rata, 6mila euro, sarebbe stata incassata dal padre del boss, Raffaele Gallo, alias Zi' Filuccio. E a questo punto si ritorna al processo attualmente in corso, che si fonda proprio su quei soldi che sarebbero stati pagati in nero e che, ovviamente, non risultano nelle fatturazioni della casa di produzione. La reazione di Sky Italia arriva dopo la testimonianza di Giovanni Stabilini, in rappresentanza della casa cinematografica che gira la serie tv, durante il processo contro due ex manager della fortunata produzione Sky accusati di favoreggiamento personale.

«Ufficialmente dalle casse della Cattleya non sono uscite somme di denaro se non quelle rendicontante aveva detto Stabilini ma non posso escludere che possano essere stati creati fondi neri, attraverso fatture gonfiate, con i quali siano stati pagati quei camorristi». «Queste dichiarazioni è il commento di Sky se si rivelassero fondate, lasciano stupiti e contrastano con quanto Cattleya ha sempre garantito a Sky e con la condotta che Sky ha da sempre richiesto a Cattleya come a qualsiasi altro partner produttivo. Ad ogni società che collabora con Sky, infatti, viene richiesto dall'azienda di attenersi scrupolosamente alle norme che disciplinano il settore e ai principi di etica e responsabilità; nel caso di Cattleya e della produzione di Gomorra questa richiesta è stata ribadita in molteplici occasioni anche in considerazione del contesto territoriale in cui la serie è stata realizzata.

Sky ha di conseguenza richiesto ai legali rappresentanti di Cattleya di chiarire urgentemente le affermazioni di Stabilini». Una nota che, leggendo tra le righe, suona più o meno così: il colosso televisivo aveva già preso in considerazione l'ipotesi che la malavita organizzata avrebbe potuto tentare di mettere le mani sui soldi della produzione ed aveva preteso rassicurazioni precise e, oggi, vuole sapere se il prodotto che ha mandato in onda ha favorito, seppur indirettamente, un clan di camorra.

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