L’assist per M5S: reddito ai disagiati, la mossa di Raggi con i conti in rosso

L’assist per M5S: reddito ai disagiati, la mossa di Raggi con i conti in rosso
di Simone Canettieri
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Martedì 6 Febbraio 2018, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 16:54

È il gioco dei vasi elettorali comunicanti. Prima l’intervento sui vaccini, ora spunta quello sul reddito di cittadinanza. Così il Campidoglio grillino anticipa e amplifica i cavalli di battaglia del M5S nazionale e del suo candidato premier Luigi Di Maio. Usando appunto uno schema collaudato: la grande esposizione mediatica della sindaca Virginia Raggi. La delibera è già scritta e sarà protocollata al massimo la settimana prossima. Obiettivo: approvarla entro questo mese. O meglio: prima delle elezioni. Il documento, a firma del capogruppo Paolo Ferrara, dà mandato agli uffici di sperimentare un mini-reddito di cittadinanza nella Capitale: 290 euro al mese per una platea che dovrebbe essere d 1.500 romani. Per quanto tempo? Intanto per sei mesi.

L’ITER
Tecnicamente è una delibera di indirizzo politico che quindi non avrà bisogno del via libera preventivo della Ragioneria. Nel frattempo basterà l’annuncio. «Contiamo - dice Ferrara - di arrivar al sì dell’Aula in una settimana. Il nostro modello? Livorno». Dove il sindaco pentastellato Filippo Nogarin ha fatto scattare, tra le polemiche, il sussidio caro a Grillo e Casaleggio: 500 euro per sei mesi a cento famiglie.
E non è un caso che proprio da Livorno arrivi l’assessore al Bilancio del Comune di Roma, Gianni Lemmetti investito dell’operazione politico-elettorale così come la collega di giunta Laura Baldassarre, responsabile dei Servizi sociali. Ora bisogna correre e stringere, dicono i pentastellati capitolini in stretta collaborazione con lo staff di Di Maio. Il reddito di cittadinanza alla vaccinara, scherzano a Palazzo Senatorio, dovrà esser votato dall’aula Giulio Cesare entro il mese per incidere sul dibattito nazionale. A tutti i costi.

LE RISORSE
E sono proprio le coperture economiche del provvedimento-spot a costringere il Comune in queste ore a fare bene i conti. Soprattutto perché in un ente oberato da 13 miliardi di debiti e con un concordato preventivo sulle spalle (quello per salvare la società di trasporti Atac) far tornare i numeri è sempre un’impresa eccezionale. Secondo i piani dei grillini la copertura arriverà dai risparmi (consulenze, personale e progetti) effettuati finora dalla gestione del consiglio comunale guidato da Marcello De Vito: 1,6 milioni di euro. I restanti 400 mila euro, invece, sono i fondi non utilizzati dal gruppo M5S che siede in Aula Giulio Cesare. Totale due milioni che serviranno a produrre aiuti da 290 euro a persona. Molto meno di quanto promette il M5S in queste settimane: fino a 1.950 euro per una famiglia (850 euro a genitore) senza reddito e con due figli.

LE FASCE
Da quanto trapela l’esperimento romano sarà un po’ diverso: non guarderà le fasce di reddito ma quelle sociali. Ovvero: ragazze-madri, ex tossicodipendenti ed ex carcerati. «Non saranno soldi a pioggia ma finalizzati», dice ancora Ferrara. Nella sua delibera, così come prevede il programma M5S, è prevista la collaborazione con i centri per l’impiego. Mancano gli ultimi conti, ma la macchina pentastellata romana ormai si è messa in moto. Pronta a immolarsi per le magnifiche sorti e progressive del movimento. Accadde già nell’autunno 2016 con l’irrituale voto del consiglio comunale sul referendum costituzionale di Renzi, è risuccesso la settimana scorsa con la mozione sui vaccini per i bambini che vanno a scuola. E adesso tocca al reddito di cittadinanza alla vaccinara. Piatto elettorale da consumare entro il 4 marzo.

 

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