Fra le linee guida individuate da Università e Tribunale nel percorso di de-radicalizzazione che Santamato, alias Muhammad, dovrà seguire ci sono anche riferimenti al rilievo penale di alcune condotte, come i maltrattamenti in famiglia, la violenza privata o le mutilazioni rituali, oltre ad approfondimenti sui concetti di democrazia e di rispetto delle libertà fondamentali in nome della convivenza pacifica. Questo percorso di recupero sociale voluto dalla magistratura barese in un'ottica di strategia della prevenzione, si è reso necessario per una serie di elementi di sospetto emersi prevalentemente dall'analisi del profilo Facebook di Santamato. Le indagini della Digos della Questura di Bari hanno infatti documentato nell'arco di diversi mesi numerosi contatti del 42enne con jihadisti. Il sospetto sulla pericolosità di Santamato derivava anche dal fatto che l'uomo è un camionista e dispone di un tir (con la sorveglianza speciale gli è stata anche ritirata la patente), «una vera e propria arma nelle sue mani» scriveva il Tribunale di Bari nel provvedimento di applicazione della misura di sorveglianza speciale.
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