Lo stesso, in più occasioni era stato avvicinato da appartenenti al clan, i quali, anche con botte e con la minaccia di armi comuni e da guerra (come ad esempio fucili mitragliatori Kalashnikov), avevano cercato di costringerlo, per poter continuare a svolgere la sua attività senza problemi, a versare la somma ingente nelle casse del clan.
Analoghe minacce erano poi state rivolte anche ad alcuni dei suoi familiari e dipendenti. Il gip del Tribunale di Bari, il 26 ottobre, sulla scorta degli accertamenti già presenti agli atti e di ulteriori risultanze investigative, ha emesso una propria ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico degli indagati, notificata loro nel carcere di Foggia.
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