Nel Pd ora c'è chi spera nella rinuncia di Maria Elena Boschi. Ma spunta il collegio Arezzo

di Marco Conti
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Sabato 16 Dicembre 2017, 08:15
Un passo indietro. O magari di lato, come hanno già annunciato, seppur con diverse motivazioni, prima Di Battista e poi Alfano. Non un addio alla politica, ma un arrivederci. Un non mi candido alle elezioni, ma non lascio né la politica né il Pd che la giovane età renderebbe molto credibile e apprezzata, come hanno già sperimentato sia il Dibba che Angelino.

Per ora i rumors sono molto sottotraccia, ma nell'italico mondo dem, fatto non solo di onorevoli ma anche di sezioni e militanti, cresce il numero di coloro che dalla sottosegretaria Maria Elena Boschi sperano un gesto simile. Spontaneo, non richiesto. Magari al termine di una riflessione che potrà avvenire nel periodo di Natale quando gesti di generosità vengono ancor più apprezzati. Magari dopo aver incassato la solidarietà di tutto il partito, big compresi, come peraltro già avvenuto con le dichiarazioni del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dei ministri Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda, per non dire, è chiaro, di Matteo Renzi. Nessuna colpa, nessuna pressione, alcuna responsabilità ha la sottosegretaria né nel crack di Etruria tantomeno nella mancata fusione con l'altrettanto decotta Popolare di Vicenza. A metterlo nero su bianco provvederà la relazione di maggioranza che verrà approvata al termine del lavoro della Commissione d'inchiesta sulle banche.

IL MINUTO
Accertata l'inconsistenza delle accuse. Verificata l'inesistenza di qualsivoglia provvedimenti giudiziari a suo carico. Approfondite le responsabilità degli enti preposti al controllo, Bankitalia e Consob, restano le ragioni politiche che alimentano i dubbi che montano anche nella stretta cerchia renziana, che sin dal primo minuto si è schierata come un sol uomo in difesa dell'ex ministra e che ora si chiede «dove la candidiamo?». Esclusi i collegi fuori zona, come Ercolano o Roma, perchè il Pd non intende essere accusato di volerla nascondere. Meglio il collegio di Arezzo, e magari senza paracadute nel proporzionale: una sfida aperta, di quelle che lei ha dimostrato di saper combattere. Tanti dubbi che la strategia della Boschi ha aumentato, visto che alla fine ha ammesso incontri sia con il presidente della Consob Vegas che con l'ex ad di Unicredit Ghizzoni per parlare del destino della principale banca del suo territorio. «Una cosa ovvia per un deputato eletto nella stessa circoscrizione - sostiene un senatore del Pd - ma doveva dirlo subito». Interrogativi e dubbi crescenti. Dovuti anche al rischio che la vicenda diventi l'unico argomento di campagna elettorale.

Ieri le vicenda Boschi-Banca Etruria non solo ha oscurato il biotestamento, ma continua a nascondere non solo i ripensamenti grillini sull'efficacia degli 80 euro in busta paga voluti da Renzi, ma anche i dati positivi dell'economia italiana e certificati da Bankitalia. Senza contare che la prossima settimana sono previste altre due audizioni rischiose come quella di Ghizzoni e del governatore Visco. Sparita dall'agenda dei media anche la forse ancor più grave vicenda Consip che ha portato alla sospensione di due ufficiali dell'Arma dei Carabinieri che, per tentare di incastrare l'allora premier Matteo Renzi, hanno taroccato le intercettazioni. Quasi quattro anni sono serviti per venirne a capo. Troppi, visto che alle elezioni mancano tre mesi. «Forse non è meglio un passo indietro?», è il messaggio che fanno arrivare al Nazareno alcune sezioni Pd della Toscana dove la sottosegretaria potrebbe finire candidata. A meno che.
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