M5S, sul blog il programma sullo Sport

Il programma M5S
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Martedì 26 Dicembre 2017, 21:56
Il programma elettorale M5S  è arrivato al capitolo Sport. Non si sa ancora quando e come sarà votato ma sul blog viene affrontato il tema della classe dirigente sportiva. «Il mondo dello sport italiano non è in salute. E la responsabilità di questo stato dell'arte non è certamente di chi fa sport ma di chi lo dirige. La politica ha sempre trattato le federazioni e i tesserati come bacino di voti, non come mondi da valorizzare. Lo dimostrano i legami che esistono fra uomini politici e il mondo dei dirigenti federali. Ci sono doppie e triple poltrone su cui siedono parlamentari di diversi partiti. Questo intreccio fra politica e sport deve interrompersi. Per noi è una priorità». Lo afferma il deputato M5S Simone Valente presentando, sul blog di Beppe Grillo, il programma Sport del Movimento.

«Il ruolo di dirigente sportivo deve essere svolto da persone che guardano allo sport per far crescere il suo potenziale, per rinnovarlo seriamente, e non per l'ennesima poltrona da collezionare. Chi è chiamato a guidare una federazione sportiva deve farlo consapevole dell'importanza del proprio ruolo», spiega Valente che sottolinea: «Finora a causa di un vuoto normativo abbiamo avuto situazioni davvero assurde all'interno delle federazioni sportive. Ci sono soggetti con funzioni apicali all'interno di Coni Servizi spa che avevano allo stesso tempo un ruolo di rilievo in una federazione, come il caso dell'amministratore delegato di Coni Servizi che, per 12 anni, è stato contemporaneamente presidente della Federazione Badminton».

«Manca poi una norma che impedisca la candidatura per coloro che hanno riportato condanne che non possono certamente essere compatibili con lo svolgimento di ruoli così importanti all'interno delle amministrazioni statali e sportive.
Il tema delle dinastie dirigenziali all'interno delle federazioni è davvero grave e va affrontato. Tutto questo significa che chi sta per tanti anni all'interno di una federazione crea un centro di potere, e così facendo non permette un vero ricambio generazionale», conclude.
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