Pirozzi candidato in Regione:
il partito dei sindaci resta freddo
Politiche: nel centrodestra avanza
il nome di Paolo Di Lorenzo

Pirozzi candidato in Regione: il partito dei sindaci resta freddo Politiche: nel centrodestra avanza il nome di Paolo Di Lorenzo
di Alessandra Lancia
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Domenica 12 Novembre 2017, 08:39 - Ultimo aggiornamento: 14:18
RIETI - «La candidatura di Sergio Pirozzi? Un merito ce l’ha, ed è quello di aver mosso l’ambiente. Le legislature sono ormai spirate, tanto alle Camere quanto alla Regione e i partiti sono ancora alle prese con le schermaglie del bel tempo che fu. Spero che si capisca che il mondo è cambiato. Noto invece un ritardo nella comprensione della realtà da parte di chi ritiene di poterla ancora orientare: non è così. Non è più così».

Antonio Cicchetti legge così la mossa di Pirozzi, che mercoledì ufficializzerà la sua candidatura alla presidenza della Regione, mentre a Roma nel centrodestra è tutto uno sferragliare di distinguo e di retroscena. «La candidatura di Pirozzi era nelle cose – riprende Cicchetti – e d’altronde non ne vedo altre in giro. Senza un metodo dato e condiviso, e senza nessun altro che si sia fatto avanti, Pirozzi ha il pregio di aver detto io sono qui. Ora vedremo chi ci sta e chi non ci sta».

Lei ci starebbe? Pirozzi sembra intestarsi la leadership di una sorta di partito dei sindaci.
«Pirozzi è un mio caro amico. Ma anche ai più cari amici si può dire di no. Ma per fare un’altra cosa che sia più incisiva». Paolo Trancassini, altro sindaco-destro reatino, la sua valutazione sulla scelta di Pirozzi la fa da coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia. Per dire che «mi riconosco nella posizione di Giorgia Meloni: bene la sua candidatura purché non spacchi il centrodestra. Ci siamo già passati a Roma».

Ma occhi e orecchi dei più sono su Davide Basilicata, già enfant prodige della destra sabina – espugnò Fara la rossa – ora sindaco in pena (è al secondo mandato) in cerca d’autore. Uscito da Fratelli d’Italia sembrava entrato nell’orbita di Fabio Refrigeri, ma il 24 ottobre era a Roma alla presentazione del libro di Pirozzi. E ci tenne a farlo sapere. «La candidatura di Sergio? E’ una bella notizia, non solo per il territorio ma per tutti quegli amministratori e quei cittadini che sperano che la politica possa tornare a parlare con la loro voce e con quella dei territori», dice a Il Messaggero.

E Basilicata che farà?
«Io faccio il sindaco: E faccio politica. Quello che succederà lo vedremo». Ieri Pirozzi era da Nogarin, sindaco di da Livorno, per la consegna dei fondi raccolti da Pirozzi dopo l’alluvione che ha colpito la città toscana.
Chissà che avrà pensato la candidata 5 Stelle alla Regione, Roberta Lombardi, già in polemica con Pirozzi per la sua scarsa dose di coerenza. «La ragazza è nervosa, non so chi sia, non so quante volte si sia sporcata le scarpe», la replica di Pirozzi. Zingaretti invece (nella foto sopra con Pirozzi ad Amatrice), Pirozzi lo conosce bene: il governatore in carica, anche venerdì a Rieti, a chi gli chiedeva un commento sulla mossa del sindaco di Amatrice ha risposto con un’alzata di spalle e un sorriso. Ma la campagna elettorale che ci aspetta tutto sarà meno che sorrisi e fair play.

LE POLITICHE
Dalle regionali alle politiche. Anche qui ufficialmente è tutto fermo, anche perché, fatta una macchinosissima legge elettorale vanno ancora definiti i collegi. A spanne si può dire che per quel che riguarda la Camera, con una circoscrizione elettorale che assembla Rieti con Monterotondo e Viterbo, i reatini troveranno comunque un candidato locale secco per partito o coalizione. Vince chi prende un voto in più rispetto agli altri. Al candidato dell’uninominale è però associato il listino proporzionale (che non si vota, ma che è decisivo nella ripartizione dei seggi), il cui capolista ha l’elezione sicura in tasca: ed è perciò su questa posizione che si concentrano gli appetiti dei più.

Al Senato il discorso si complica: il collegio dovrebbe avere dimensioni doppie e un unico candidato secco (oltre al solito listino), che difficilmente però sarà reatino (parliamo di un collegio che potrebbe ricomprendere oltre al Lazio Nord o Roma Nord o la sabina romana). Chi è in lizza? Fabio Melilli glissa: «Valuto, ma potrei non ricandidarmi. Ho un lavoro da riprendere, non è detto che non lo faccia». Oreste Pastorelli valuta il bis, resta da capire dove e come: il suo Psi potrebbe fare causa comune con Pisapia e la Bonino. E capofila del neonato movimento della Bonino è un reatino, Alessandro Fusacchia, pronto al grande salto nella politica attiva.

Nel centrodestra il nome che rimbalza in piazza è quello di Paolo Di Lorenzo (nella foto): ha dalla sua una lunga militanza in Forza Italia e soprattutto la postazione di conduttore del Tg5. E FI il vizio di candidare giornalisti ancora non l’ha perso.

 
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