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«Al Governo abbiamo già dato, ora stiamo all'opposizione»

Il Partito Democratico a confronto sulla sconfitta alle Politiche: decisivi il tema immigrazione, la mancanza di un programma e di un dialogo con i giovani, la comunicazione, la scomparsa di un’agenda di sinistra. Nel 2019 è già tempo di Regionali e Comunali. Totale chiusura verso Lega e 5 Stelle

«Mi auguro che le decisioni importanti sul futuro dell’Italia e del Governo passino necessariamente con il più ampio coinvolgimento dei territori. Non so quale sia la formula migliore – non certo la “rete” – ma ci deve essere l’attenzione di ascoltare le regioni e i territori». Il Pd piacentino teme una fuga avanti - o meglio, uno spostamento al fianco del Movimento 5 Stelle o della Lega - a livello nazionale. A dirlo è il segretario provinciale Silvio Bisotti, che ha aperto la discussione alla direzione del Pd, che si è tenuta alla sala Nelson Mandela della Camera del Lavoro. I dirigenti del Pd si sono incontrati per analizzare la pesante sconfitta, nazionale e locale, che ha visto consegnare la vittoria a 5 Stelle e Lega: vittoria al momento solo politica, mancano infatti i voti in Parlamento per dare vita a un Governo, e i deputati e senatori del Pd (che ha preso il 18%) fanno gola a Di Maio e Salvini.

Ma dal Pd piacentino c’è totale chiusura verso pentastellati e leghisti. «No ad assunzioni di responsabilità da parte del nostro partito – ha spiegato Bisotti -, meglio stare all’opposizione». D’accordo anche Paola De Micheli, “big” del Pd nazionale e ora unica parlamentare piacentina dem. «Abbiamo fatto una campagna elettorale – ha detto De Micheli - guardando lo specchietto retrovisore: rivendicavamo l’orgoglio di aver governato bene il Paese negli ultimi anni. Siamo apparsi tecnocratici e confusi, parlando delle tante cose giuste fatte, che si attendevano da anni. Ma la gente voleva sapere cosa volevamo fare, non cosa avevamo già fatto». «C’è stato un mitragliamento - ha dichiarato De Micheli, che rimane commissario alla ricostruzione del Centro Italia - un tiro al piccione continuo per demolire il Pd dopo il Referendum Costituzionale. E' stato messo nel mirino il nostro approccio responsabile: noi ci siamo stati in mezzo alla gente, ma c’è una profonda mutazione genetica degli italiani figlia di una crisi non solo economica, ma di valori. È cambiato il modo di vivere degli italiani e abbiamo faticato a comprendere, non abbiamo intellettuali e sociologi capaci di interpretare bene questo mutamento». Per De Micheli il tema del governo neanche si pone. «Noi abbiamo già dato per il Governo, non facciamoci massacrare da questo: a risolvere i problemi abbiamo perso 5 milioni di voti. Dico che il congresso si deve tenere a breve, ma non brevissimo: non facciamo i congressi quando siamo agitati, ci vuole lucidità e calma. Basta referendum sulle persone: parliamo di temi. Unitari, ma mai unanimi. Uno non vale uno, ma dobbiamo ascoltarci, il partito deve essere presente sui territori, far passare idee e valori».

«Non dobbiamo essere sorpresi – ha spiegato Gian Luigi Molinari, consigliere regionale ed ex segretario provinciale del partito - c’era un’agitazione forte: avevamo capito che stava per succedere qualcosa di grosso. Ce lo diceva la gente, la sensazione è poi emersa forte alle Comunali di Piacenza. Non si riusciva a capire perché, nessuno parlava di temi, ma per i cittadini “si doveva cambiare”, “bisognava rinnovare”. A Piacenza si è tanto criticata la campagna elettorale, la scelta di Rizzi come candidato sindaco e altri aspetti, ma c’era dell’altro. Questa cosa è passata sopra la testa di tutti, le avvisaglie le abbiamo avute». Molinari ha affrontato il tema della formazione del nuovo Governo. «Gli avversari sono furbi, dobbiamo gestire meglio la comunicazione. Come ci hanno sepolto in questo anno e mezzo, rischiamo di essere gli unici responsabili della “non governabilità” attuale. Cerchiamo di anticipare le proposte dei 5 Stelle e della Lega, hanno solo voglia di distruggere il Pd. Se noi cediamo a qualche frettolosa considerazione, siamo morti. Ripartiamo dal fatto che rimaniamo comunque il secondo partito italiano: i 5 Stelle vanno sconfitti sui temi, dando una lettura di centrosinistra chiara, a partire dai giovani». Molinari ha messo in guardia il Pd in vista delle Comunali del 2019: «Non ripetiamo il caso di Monticelli, dove ci siamo fatti da battere solo dal tema del rinnovamento, da un candidato sindaco del centrodestra sconosciuto a tutti e trovato dieci giorni prima della presentazione delle liste». Infine, un suggerimento per il futuro: «Evitiamo le visite inutili del leader nazionali di mezz’ora in cui noi del territorio dobbiamo trovare gente che partecipi per fare bella figura: non servono a nulla quelle cose».

Massimo Castelli, sindaco di Cerignale (unico comune del Piacentino, insieme a Zerba, in cui i candidati del Pd l’hanno spuntata su Foti e Pisani del centrodestra) ha ricordato che un tempo alle Politiche il centrodestra vinceva sempre nel Piacentino, «ma Reggi governava la città e Squeri la Provincia». Cruciale, per Castelli, il tema immigrazione. «Abbiamo pagato il fatto che i prefetti, nella redistribuzione dei profughi sul territorio, hanno sempre chiesto una mano ai comuni più sensibili. Noi ce li siamo presi senza rompere le scatole ai prefetti, così altri sindaci hanno fatto più bella figura davanti ai loro cittadini». «Se si è sorpresi del risultato – è il pensiero del consigliere regionale Katia Tarasconi - è un problema. Noi in mezzo alla gente ci stiamo, ma non ascoltiamo. Forniamo già le ricette: noi non abbiamo capito i cittadini, non sono i cittadini che non hanno compreso noi. Il cittadino ha il problema dello spacciatore sotto casa, vuole che gli risolviamo quello. Sicurezza e immigrazione sono temi veri e seri: andiamo pure a fare la manifestazione antifascista, però poi lo spacciatore è sempre sotto casa del cittadino. Stiamo allontanando la gente, ci vedono come quelli fuori dal mondo. Quando siamo intervenuti con il ministro Minniti sul tema, era già tardi. E spostarsi più a sinistra a livello di propaganda non porta risultati: lo ha dimostrato Liberi e Uguali con il risultato. Poi, al governo, portiamo avanti temi di sinistra, ma non dobbiamo spostarci a occupare adesso posizioni più di sinistra per conquistare gli elettori».

«Quando abbiamo provato – è l’analisi del vicesegretario Giovanna Palladini - a toccare e scardinare il sistema e le rendite di posizione, veniamo fermati. Lo ha dimostrato il Referendum Costituzionale. Questa sconfitta è sì una somma di errori nostri – è vero che dobbiamo ascoltare la gente, ma le persone vogliono sentirsi dire le cose che vogliono anche, e noi non siamo disponibili -, ma è in corso una manipolazione delle coscienze a livello internazionale che stanno facendo spostare consensi rapidamente. Dobbiamo rendere accorti i nostri circoli ed elettori. Ci aspetta un lungo lavoro, soprattutto bisogna correggere in vista delle Regionali e delle Amministrative del 2019». «Rifarei la scelta di candidarmi – ha detto Paola Gazzolo, sconfitta all’uninominale al Senato - anche se abbiamo perso. È un sentimento che ho vissuto in tutta la campagna elettorale: questa energia e convinzione me l’hanno data le persone. Abbiamo un grande patrimonio che sono le nostre persone. Purtroppo non passa la politica del fare, su cui ci siamo concentrati tanto in questi anni. Però non abbiamo parlato di sinistra e soprattutto di futuro. E il Movimento 5 Stelle ha parlato molto di futuro».

Molti, circa una quindicina, gli interventi, tra cui quelli dei consiglieri comunali Stefano Cugini e Giulia Piroli. Gianni Cravedi ha chiesto di recuperare la vocazione di sinistra del partito, venuta a mancare negli ultimi anni. A maggio-giugno andranno al voto solo tre comuni del Piacentino per rinnovare le Amministrazioni: Castelvetro (il sindaco Luca Quintavalla è un dirigente importante del Pd piacentino), Ferriere (dove il Pd non tocca palla da anni) e nel neonato comune di Alta Val Tidone (la fusione tra Nibbiano, Pecorara e Caminata). Sarà più importante programmare e gestire le Regionali (dopo che il centrodestra ha sorpassato) e le Amministrative del 2019, visto che andranno al voto una trentina di comuni. Il Pd dovrà rivedere la rotta, altrimenti l’ex regione rossa passerà di mano. Accalorato l’intervento del militante di San Lazzaro Adriano Moia, 81 anni, che con grande lucidità ha invitato a non fare inciuci con Di Maio e Salvini e a impegnarsi per una società con meno egoismo.

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