«La mia battaglia per i preti che si innamorano»

Il libro dell’ex don Chino Piraccini: «Ho sofferto quando ho lasciato il sacerdozio»

UN TRAVAGLIO umano e spirituale tra sofferenza e rinascita. Questo è stato nell’esperienza lacerante di Chino Piraccini (don Chino fino a 40 anni fa) il suo essere uomo di fede, prete cattolico e poi - a 35 anni - marito e padre di due figli. Una storia che l’ex prete cesenate condivide con molti altri sacerdoti che per amore di una donna hanno lasciato l’abito talare «ma non la vocazione a commentare la Parola e officiare la Messa». Oltre ad averlo testimoniato in molte occasioni, il dramma dei preti sposati, Chino Piraccini l’ha raccontato in un libro: ‘Un prete, un matrimonio. Pagine di diario di sofferenza, di rinascita...’, in libreria con i tipi del Ponte Vecchio editore, che verrà presentato oggi alle 17 nella Sala Lignea della Malatestiana con il contributo di Graziella Zuffi, Vincenzo Andreucci e Roberto Casalini.

Piraccini perché ha sentito l’esigenza di mettere la sua esperienza in un libro?

«Di questo tema, purtroppo, non se ne parla abbastanza, nonostante le indicazioni del Concilio Vaticano Secondo. Vorrei ricordare che il cardinale Carlo Maria Martini, molto preparato sull’argomento, diceva che a questo proposito la Chiesa Cattolica ha un arretrato di 200 anni. Nel consiglio Ecumenico delle Chiese ci sono 350 confessioni cristiane e poche contemplano il celibato dei preti».

Perché, dunque, non è entrato a far parte di quelle Chiese?

«Perché qui non ci sono. Tuttavia, grazie a don Pasquale, a Sorrivoli posso ancora esercitare il mio ministero».

All’insediamento di papa Francesco lei aveva espresso fiducia in lui. L’ha delusa?

«Non abbiamo fatto grandi passi, e dire che in Sudamerica, da dove lui proviene, molte cose stanno cambiando. Tuttavia sono ancora tanti i preti che vivono more uxorio e non è giusto, soprattutto per le loro donne».

Loro però sono consapevoli di una scelta fuori dall’ordinario.

«La funzione della donna nella Chiesa Cattolica, tuttavia, non è sufficientemente valorizzata, in alcune Chiese Riformate, ad esempio, possono svolgere il ruolo di pastore».

Tuttavia, chi si fa prete, sa già che la scelta implica il celibato.

«Non è un dogma. Nei primi mille anni della Chiesa l’obbligo del celibato non c’era. E’ intervenuto per salvaguardare il patrimonio della Chiesa dagli eredi».

A cosa fa riferimento il dolore che lei cita nel suo libro?

«All’essere stato costretto ad abbandonare il sacerdozio e l’annuncio della Parola in modo libero».

E la rinascita?

«Una luce di speranza in fondo al tunnel. Sono convinto che prima o poi ci arriveremo».

Lei oggi ha 75 anni, quindi la battaglia non la fa per se stesso.

«La faccio perché voglio combattere l’assuefazione».

Elide Giordani