di Bruno Pavone

NAPOLI. A San Giovanni è psicosi stese. Sparatorie continue e addirittura segnalazioni false che però potrebbero nascondere delle strategie ben precise da parte dei clan che vogliono così mettere tensione non solo nei residenti ma anche nelle forze dell’ordine. 
C’è un rione dimenticato da tutti dove le persone perbene sono costrette a chiudersi in casa non appena il sole tramonta perché corrono il rischio di essere colpiti da proiettili vaganti o di trovarsi in mezzo ad una sparatoria. Cittadini schiavi della camorra che, per esempio, non possono tornare alle loro abitazioni troppo tardi perché altrimenti le «vedette» dei clan potrebbero impressionarsi. Napoletani obbligati a togliere il caso protettivo mentre girano in sella agli scooter perché devono essere riconosciuti in faccia per non essere scambiati per killer nemici. Sembra la trama di un film, una esagerazione, ma invece è ciò che quotidianamente si vive in una parte di San Giovanni a Teduccio, quartiere orientale di Napoli, diventato il rione delle «stese» della camorra. Dove lo Stato, nonostante i continui e incessanti pattugliamenti di polizia e carabinieri, l’impegno profuso degli uomini in divisa, non riesce a riprenderne il controllo e assiste inerme alle chiamate alle centrali operative dopo le «stese». 
Nelle notte scorse c’è stata la quattordicesima sparatoria dall’inizio dell’anno con undici bossoli di una calibro 7,65 ritrovati sul selciato dalla polizia Scientifica in via Sorrento, una traversa del corso principale che passa per il rione Villa e Pazzigno, considerati le roccaforti, o meglio dire i bunker di quattro clan diversi. Sembra quasi paradossale ma è proprio così: in un quadrilatero di poche centinaia di metri ci sono quattro famiglie federate tra loro che difendono con le armi i propri «fortini» come se fossero in guerra. Ma forse lo sono per davvero e tutto sotto gli occhi terrorizzati di chi vive in quella zona e impotente non fa altro che chiamare le forze dell’ordine perché solo questo può. Due settimane fa stessa scena in via Ravello. 
La telefonata è arrivata alla polizia prima delle 2: un signore anziano segnalava una sparatoria in via Ravello, sotto casa del boss Ciro Rinaldi. «Mauè», così come è conosciuto nella zona, è stato scarcerato un mese fa dal Tribunale del Riesame dopo essere stato arrestato perché ritenuto il mandante dell’omicidio di Ciro Colonna, una vittima innocente della camorra, scambiato per un boss e trucidato in un circolo del parco Conocal a Ponticelli dove c’era la vittima predestinata, Raffaele Cepparulo, anch’egli poi assassinato. I colpi di ieri notte hanno sfiorato il balcone di casa. Due sere prima un’altra sparatoria si è avuta a pochi metri di distanza da lì, in via Imparato, con otto colpi uditi da tutti, ma con nessun bossolo repertato. Forse i killer hanno usato una pistola a salve che produce lo stesso suono di un’arma convenzionale ma non esplode proiettili. I Rinaldi sono uniti ai Reale, ai Formicola e ai Silenzio e si scontrano con i Mazzarella non solo per i traffici di droga ma anche per il controllo del giro di estorsioni.