ROMA. Le fake news entrano con forza nella campagna elettorale e infiammano lo scontro tra M5S e Pd. Oggi i 5 Stelle sottolineano sul blog di Grillo come sia una "follia" pensare che il Movimento possa essere coinvolto in siti di fake news. A portare il tema al centro del dibattito è stato il 'New York Times' che, in un articolo pubblicato nei giorni scorsi e citato da Matteo Renzi in apertura della Leopolda, ha lanciato l'allarme sul rischio che il voto in Italia possa essere inquinato da notizie bufala. Il segretario del Pd, chiudendo la kermesse fiorentina, è tornato ieri a parlare della questione annunciando: "Ogni 15 giorni il Pd presenterà dei rapporti ufficiali sulla rete di tutte le schifezze che troviamo".

Il M5S è finito sotto accusa perché, secondo quanto riportato, una pagina non ufficiale di propaganda del Movimento condividerebbe con la pagina ufficiale di 'Noi con Salvini' gli stessi codici Google . I 5 Stelle rispondono così alle accuse sul blog di Grillo: "Sul web ognuno, anche per mero scopo di guadagno attraverso la pubblicità, chiuso nella sua stanza può scegliere di aprire più di una piattaforma e pubblicare quel che vuole. Ma ciò non significa che ci debba essere un coinvolgimento della forza politica di riferimento". "Se sono un tifoso di calcio - continuano - e apro una pagina in cui diffondo notizie false sul Torino non significa che io sia a libro paga della Juventus. Anzi, è una follia solo pensarlo".

 

Per i 5 Stelle "non ci vuole un genio a capire che questi siti nascono spontaneamente". Il Movimento torna sulla vicenda dell'articolo del New York Times e del sito di notizie Buzzfeed che segnalavano il rischio che le elezioni vengano inquinate dalle fake news: "Nel mirino dei due quotidiani, ovviamente, non poteva che esserci il M5S".

"Le due inchieste arrivano, guarda il caso, alla vigilia della Leopolda di Matteo Renzi, quest'anno dedicata, guarda ancora il caso, proprio alle fake news. Entrambi i pezzi, apparentemente indipendenti - si legge sul blog - nascono però da una ricerca condotta da un tecnico del web non strettamente indipendente, Andrea Stroppa, che di fatti viene citato nei due articoli. In calce, Buzzfeed scrive testualmente: 'Andrea Stroppa, an independent cybersecurity researcher, contributed research for this story. Stroppa has advised former Italian PM Matteo Renzi on cybersecurity issues'".

"Chi è Andrea Stroppa? E' un giovane esperto informatico, da tempo arruolato nella Cys4, la società di sicurezza presieduta da Marco Carrai. Chi è Marco Carrai? - incalza il blog di Grillo - E' il braccio destro di Matteo Renzi, nonché grande sostenitore delle sue campagna elettorali, al quale l'ex premier voleva persino affidare la guida dei servizi segreti italiani".

"In sostanza, Buzzfeed e il New York Times pubblicano due articoli spacciandoli per inchieste giornalistiche sulle fake news partendo da una ricerca condotta da un dipendente di Marco Carrai, fonte - vista la sua estrema vicinanza a Matteo Renzi - piuttosto discutibile. E lo fanno proprio alla vigilia della Leopolda di Matteo Renzi, aperta all'insegna delle fake news - accusa il blog- puntando il dito ancora una volta contro il M5S".

"Diciamocelo chiaramente: sembra un giochino apparecchiato su misura al segretario del Pd, oramai in caduta libera. Ed è molto triste che a prestarsi siano state due note testate giornalistiche come il Nyt e Buzzfeed. Questo, giusto per sottolineare la complessità del mondo delle fake news. Perché, a ben vedere, quella dei due quotidiani è un'altra fake news sulle fake news. Le due testate avrebbero infatti dovuto approfondire quanto meno la ricerca invece di prendere come oro colato lo studio di un giovane sotto contratto con la coppia Carrai/Renzi. Se lo avessero fatto, magari consultando un esperto in materia realmente autonomo e senza alcuna tessera di partito, avrebbero compreso che l'accusa mossa è priva di ogni logica".

A replicare al M5S è il presidente Pd, Matteo Orfini, che a Radio Capital sottolinea: "Dire che le fake news le diffondano i media tradizionali mi sembra una posizione un po' strampalata, perché nei casi in cui giornali o tv incorrano in degli errori ci sono tutti gli strumenti e le leggi per contrastarli".