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Forza Matteo, e ora non ti fermare più

Opinionista: 

Cari amici lettori, gufi e ciucciovettole hanno lanciato invano le loro strida: la cura Salvini funziona. Tutta l’Europa, ormai, sembra convinta che l’ondata dei migranti vada fermata in Africa: cosa ovvia cui, però, nessuno pensava seriamente finché l’Italia ha chiuso i porti alle Organizzazioni non governative, le cui navi sono ormai chiamate taxi del mare. Il loro gioco sporco camuffato da umanitarismo non incanta più nessuno, tanto che le due navi dell’Ong tedesca battenti bandiera olandese sono state ripudiate dal Paese dei mulini a vento. L’Italia, poi, è con il nuovo ministro degli interni. Il settanta per cento della popolazione approva il suo operato e il trenta per cento promette il suo voto. Il nuovo avversario, ridotti al silenzio Soros e Gino Strada, si chiama Casamonica. Gli italiani conoscono bene questo cognome rom, che, prima dei famigerati funerali romani, non diceva loro nulla. La “famiglia reale” degli zingari ha detto a Salvini a muso duro che non possono esser cacciati via dall’Italia perché cittadini da sette generazioni. Ma Salvini lo sa e ha precisato, adoperando a proposito l’avverbio ”purtroppo”, che i rom di cittadinanza italiana dobbiamo tenerceli: si tratta di circa la metà dei centottantamila che sono attualmente da noi. Questo non significa, tuttavia, che si debbano tollerare gli avvertimenti mafiosi, come l’invito a “rigare diritto”. I Casamonica non possono essere cacciati dall’Italia, ma i loro comportamenti possono e devono essere confrontati con la fattispecie dell’art 416 bis. Non ci danno fastidio, d’altra parte, i rom che svolgono le loro attività tradizionali di giostrai e proprietari di circhi (i “sinti”), di ramai, musicanti e artisti di strada (i “rudari”). Khorakhara e Khaulia, rispettivamente di origine balcanica e algerina, sono invece di arrivo recente e di religione musulmana, come i c.d. migranti. Gli uni e gli altri sono dediti, nella migliore delle ipotesi, all’accattonaggio, nelle altre al crimine. Le specialità dei rom sono il furto, specie in appartamento, e lo sfruttamento dei bambini, quelle dei migranti lo spaccio di droga, lo sfruttamento della prostituzione e lo stupro. Ce n’è abbastanza, mi pare, per giustificare il desiderio della maggioranza degli elettori che tutti costoro se ne ritornino nei luoghi da cui sono venuti. Se Salvini riuscirà a soddisfare questo desiderio, darà una grande delusione ai superstiti della cupola piddina, ma resterà a lungo al governo. Sappiamo tutti che non è facile, poiché ci sono strutture e normative da eliminare e grumi di potere da sciogliere. Nulla, però, è impossibile, se ci si pone nella prospettiva di Vittorio Alfieri e del suo “Volli, volli sempre, fortissimamente volli”. Il nostro Matteo appare, al momento, dotato di sufficiente grinta e determinazione, ciò che fa bene sperare. Voglio, però, raccomandare a Salvini di occuparsi senza ritardo di un’altra priorità: la sicurezza dei cittadini. Qui a Napoli sembra tornata la guerra: l’esplosione in Via Toledo, l’incendio e gli spari in Via Carbonara, i quaranta furti in appartamento a Chiaia, le truffe e i borseggi in forte aumento secondo il rapporto del Censis, le bande di minori che scorrono la città rendono evidente che il crimine si è ormai impossessato del centro cittadino. Napoli non sarà una delle undici città più pericolose del mondo, come scrisse il “Sun”, ma certo non ci si può vivere tranquilli come nei bei tempi passati. È urgente, allora, rimotivar le forze dell’ordine, che troppo spesso sono state abbandonate al loro destino dai governi “democratici” e perseguitate da una certa magistratura analogamente aggettivabile. E’ urgente approntare interventi legislativi per impedire che soggetti socialmente pericolosi siano sistematicamente rimessi in libertà subito dopo l’arresto. E’ urgente riprendere il controllo del territorio impiegando all’uopo tutte le forze dell’ordine, ivi comprese le guardie municipali che, qui a Napoli, credono ormai, non rientri nei loro compiti la difesa dei cittadini. Forza, Matteo! Non lasciare che ti fermino. Se tu continuerai a stare dalla parte dei cittadini, i cittadini continueranno a stare dalla tua parte.