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David Goldblatt, padre della fotografia documentaria sudafricana

di Maria Adelaide Marchesoni

3' di lettura

David Goldblatt, scomparso lo scorso 25 giugno all'età di 87 anni, era nato nel 1930 a Randfontein, in Sudafrica, una città non distante da Johannesburg. Attraverso immagini semplici, come bambini che giocano o lavoratori esausti che dormono in autobus, Goldblatt, con l'occhio distaccato del documentarista, ha raccontato il Sud Africa dell'apartheid.

Le sue fotografie, molte in bianco e nero in edizione di 8 e di 10, sono oggi tra i documenti più convincenti e inquietanti dell'apartheid in Sud Africa e hanno cementato la sua reputazione come uno dei più importanti fotografi documentaristi di tutti i tempi.

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Se la fotografia in bianco e nero ha caratterizzato la prima parte della sua produzione artistica relativa alla storia oscura del suo paese, dopo la fine dell'apartheid, Goldblatt ha preferito la fotografia a colori. I suoi primi lavori si concentrano sulle dinamiche della società sudafricana, mentre quelli più recenti rappresentano paesaggi urbani post-apartheid del Sud Africa.

Di questo periodo fa parte l'opera “Diepsloot” realizzata nel 2009 che mostra una ripresa aerea di un vasto insediamento a nord di Johannesburg a lungo ignorato dal governo locale. “Diepsloot” è espressione della frustrazione dell'artista per come il paesaggio sociale e urbano di Johannesburg si è sviluppato dalla fine dell'apartheid. In particolare è la denuncia della cattiva allocazione dei finanziamenti originariamente destinati a comunità come Diepsloot e l'enorme numero di residenti impoveriti che continuano a non avere accesso alle necessità di base.

Nel maggio 2017 l'edizione 6/10 messa in vendita dal fondo Art-vantage (Tiroche De Leon) (lotto n. 19) è stata battuta a Sotheby’s nell'asta Modern and Contemporary African Art a Londra per la cifra record di 17.500 sterline rispetto a una stima compresa tra 8-12.000 sterline.
Negli ultimi dieci anni David Goldblatt è stato rappresentato esclusivamente dalla galleria sudafricana Goodman Gallery con la quale ha lavorato per oltre 20 anni. In galleria i prezzi delle sue opere presentano un range compreso tra 15-20.000 dollari (13-17 mila euro).

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L'archivio. Fino all'anno scorso David Goldblatt aveva deciso di donare il suo archivio, dopo la sua morte, alla University of Cape Town. La biblioteca dell'università ospitava anche una raccolta di lavori prodotti da Goldblatt negli ultimi 60 anni, con 18 scatole d'archivio piene di stampe, trasparenze e negativi. In seguito, nel febbraio 2017, l'artista ha cambiato idea e ha deciso di trasferire sia la collezione e, nel tempo, il suo intero archivio alla Yale University di New Haven, nel Connecticut. Le ragioni di questo trasferimento vanno ricercate nel fatto che l'artista essendo un fermo sostenitore della libertà d'espressione e un feroce critico di ogni censura non aveva accettato lo smantellamento delle opere legate al colonialismo e al razzismo avvenuto nel 2015 da parte degli amministratori e degli studenti. “O rispetti la libertà di espressione o no” aveva dichiarato lo stesso Goldblatt in un'intervista ad ARTnews“.
I suoi lavori sono stati esposti nei principali musei internazionali, dal Museum of Modern Art di New York nel 1998, al Museo Serralves in Portogallo nel 2008. All'inizio di quest'anno, il Centre Pompidou di Parigi ha inaugurato una retrospettiva esponendo 200 fotografie, mentre un'altra mostra è prevista per ottobre al Museum of Contemporary Art di Sydney. Ha partecipato alle edizioni 2002 e 2007 di Documenta e ha vinto l' Hasselblad Award 2006 , l’ Henri Cartier-Bresson Award 2009 e l' ICP Infinity Award 2013 .

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