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Consultazioni, senza risultati il Colle passerà all’ipotesi Pd-M5S

di Lina Palmerini

(Ansa)

2' di lettura

«Ora vediamo che succede». Al Quirinale i più stretti collaboratori del presidente continuano a ripetere che si procede passo dopo passo, che non c’è una strada già segnata perché tutto dipende dai partiti. O meglio da quel perimetro di forze politiche che va dai 5 Stelle fino a Lega e Forza Italia. Questo è il mandato che ha ricevuto la presidente del Senato: certificare se lì vi è la possibilità di un accordo. A nessuno è sfuggito il carattere molto circoscritto di questa esplorazione, un mandato «mirato» che in alcune discussioni qualcuno voleva definire “condizionato”, un termine che alla fine è sembrato non garbato verso Elisabetta Casellati. Comunque, sia la brevità del tempo dato all’esplorazione (entro domani) sia i limiti fanno pensare che il capo dello Stato non voglia concedere alibi ai leader. E quindi che si va a verificare la prima delle ipotesi politiche per poi passare alle altre opzioni di maggioranza possibile.

Se questa prima esplorazione dovesse fallire, insomma, allora la presidente del Senato tornerebbe da Mattarella con un nulla di fatto ma con un elemento accertato: che un Governo non può nascere da una maggioranza tra il centro-destra e i Cinque Stelle. O tra la Lega e il Movimento. Alla Casellati infatti non è “consentito” sondare il Pd e questo – tra l’altro - impedisce anche possibili ammiccamenti tra Forza Italia e i Democratici. Finita la sua esplorazione e sempre ammesso che non vi siano colpi di scena, dalle parti di largo del Nazareno si sa che il prossimo giro tocca a loro. Solo di questo ieri si parlava alla Camera e soprattutto del fatto che il Pd l’unica cosa che non può permettersi è il voto. In ogni area, inclusa quella dei renziani, il timore di elezioni ravvicinate è fortissimo ben sapendo che si perderanno altri voti e altri seggi. Una ipotesi che terrorizza e spinge al dialogo. E per sondare questa strada sarebbe pronto un mandato al presidente della Camera Roberto Fico. Il suo, però, potrebbe essere un mandato più esteso per guardare da tutte le parti e per immaginare anche altre soluzioni. Al Quirinale invitano a escludere ogni automatismo e si riservano di valutare i fatti.

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Ma in assenza di improvvise rotture o aperture che liberino la strada a passaggi intermedi o a un incarico per uno dei leader – Di Maio o Salvini – allora si passerà alla convocazione di Fico. Continua a girare anche il nome di Giancarlo Giorgetti in uno schema che vede un centro-destra dialogante con una parte del Pd. Si vedrà. Per ora al Colle si procede un passo alla volta incassando la fiducia dei partiti e in primo luogo dei 5 Stelle. Ieri Di Maio ha ringraziato il capo dello Stato: apprezzamenti importanti per Mattarella che arrivano da un partito con il 32% dei voti che potrebbe diventare l’asse portante di soluzioni politiche ma anche istituzionali.

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