Scenari

Le somiglianze tra due «leader forti»

di Vladislav Inozemtsev

(AP)

3' di lettura

Aprirà una nuova era nelle relazioni Est-Ovest o sarà l’ennesima occasione per parlare delle presunte interferenze russe nelle elezioni del 2016 e discutere dei conflitti in Ucraina o in Siria? Gli esperti si interrogano sull’incontro fra Trump e Putin.

La Russia non è una potenza mondiale come fu l’Urss. La sua economia è meno di un decimo di quella Usa; le sue forze armate possono disturbare i vicini, ma non proiettare la propria potenza su scala globale. Ma allo stesso tempo, Putin è diventato un’icona per i globoscettici contemporanei, assurgendo al rango di principale asset del Paese. Come disse nel 2014 il suo collaboratore Vyacheslav Volodin, «oggi non c’è Russia senza Putin». Senza Putin, la Russia conta poco.

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Putin è il veterano di una nuova lega di statisti ossessionati dalla “sovranità”; che si sentono autorizzati a intervenire nel proprio “vicino estero”; che sono scettici riguardo alle virtù della democrazia, e preferiscono i valori “tradizionali” alla retorica sui diritti umani; e che si comportano in modo aggressivo perché si sentono a disagio in un mondo aperto, libero e governato da regole adottate da tutti i suoi membri con una procedura internazionalmente riconosciuta. Anche solo dieci anni fa sarebbe stato difficile credere che il presidente Usa avrebbe potuto condividere questa collezione di idee e princìpi. Ma oggi sembra che sia così. E questo apre al “Momento di Putin” la possibilità di farsi strada nella politica globale.

Sarebbe un errore sottovalutare l’influenza di queste idee sulle società occidentali. L’influenza delle forze populiste ultra-conservatrici cresce e potrebbe succedere che gli attuali governi, se riusciranno a sopravvivere, dovranno considerare certe affermazioni, fino a inserirne molte nelle agende politiche.

Quando Trump elogia Putin come «leader forte», con cui pensa di poter stabilire un contatto personale, rimanda a somiglianze tra i due: ammirano la sovranità delle proprie nazioni, sono scettici verso un’ampia interpretazione dei diritti umani, non amano l’affermazione delle minoranze, prediligono valori sociali e culturali tradizionali. Il narcisismo li spingerà l’uno verso l’altro: considerano il potere come strumento di rinascita nazionale. Così Putin e Trump sono alleati naturali, e oppositori di altre potenze emergenti, come la Cina, e di istituzioni multilaterali “non tradizionali”, prima fra tutte la Ue. Potrebbero arrivare alla conclusione che Usa e Russia dovrebbero lavorare insieme per un mondo in cui la realpolitik e i valori tradizionali verranno nuovamente rispettati.

Negli Usa e in Europa, la rinascita del populismo spinge i politici più moderati ad adattare le politiche alle aspettative popolari: la tendenza a isolazionismo e tradizionalismo è forte, e su questa Putin e Trump capitalizzano. Per questo parlo di “Momento di Putin”: Putin rappresenta un gruppo di politici che respingono la globalizzazione e invocano la restaurazione dei valori tradizionali. Pensano di poter salvare le nazioni dal decadimento sociale ed economico instaurando un “potere forte” e perseguendo politiche economiche nazionaliste. Molti di loro non approvano Putin, o non lo rispettano, ma questo non cambia il quadro. È una tendenza: dove condurrà?

Il “Momento di Putin” potrebbe apparire una nuova edizione del nazionalismo, del protezionismo e del tradizionalismo: ci vorrà un enorme sforzo da parte dei movimenti politici tradizionali (soprattutto di sinistra) per riguadagnare terreno. Penso anche che il “Momento di Putin” potrebbe tornare utile all’Occidente. Il primo motivo per cui il “Momento di Putin” verrà meno sarà l’inevitabile collasso economico della Russia di Putin, tra 10-15 anni. Se va in rovina l’elemento centrale del sistema, la tendenza si fermerà. Inoltre, i sistemi come quello di Putin non riescono a ricrearsi, sono personalistici come i regimi fascisti degli anni 20. Mentre i politici occidentali diventeranno più consistenti, accettando alcune nuove realtà e ripensandone di vecchie.

La virtù cruciale del sistema tradizionalista instaurato da Putin è considerata la “stabilità”. Ma non si può fermare lo sviluppo del mondo: il “Momento di Putin” è come un orologio rotto che due volte al giorno indica l’ora giusta, mentre il tempo va avanti. Questo periodo sarà breve, e il compito di ogni politico occidentale è lasciarlo passare e cambiare in modo da non permettere alla società di innamorarsi ancora di fedi primitive e arretrate. Ci vorrà un grosso sforzo, ma la storia non può essere fermata. Il suo percorso è irregolare, e stiamo entrando in una fase di decelerazione.

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