Tertio Millennio Film Fest

Il cinema come esperienza (inter)religiosa

di Francesca Milano

3' di lettura

C’è un villaggio ai piedi dell’Himalaya e c’è un bambino di dieci anni che ha rotto incidentalmente la sedia di un suo compagno di classe. Se la porta a casa, percorrendo sette chilometri e facendosi anche rubare l’asinello, perché vuole riparargliela in tempo per il giorno dell’esame. Delle sedie che ognuno di noi ha rotto e del nostro bisogno di ripararle parla «Walking with the wind», il film indiano in concorso alla XXI edizione del Tertio Millennio Film Fest che si tiene a Roma dal 12 al 16 dicembre.

La pellicola del regista indiano Praveen Morchhale è una delle nove in gara, a cui si aggiungono quattro film fuori concorso (“I fidanzati”, di Ermanno Olmi; “Hanna”, di Andrea Pallaoro; “La villa”, di Robert Guédiguian e “La lunga strada del ritorno”, di Alessandro Blasetti).

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Tema chiave del festival - organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo con il patrocinio della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, del Pontificio consiglio della cultura, dell'Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali Cei, della Direzione generale Cinema MiBACT e dell’assessorato alla Crescita culturale del Comune di Roma - è quello delle migrazioni. «L’essere migrante - spiega infatti il presidente della Fondazione, mons. Davide Milani - è una condizione dell’esperienza umana. L’esigenza di spostarsi ha radici profonde, basti pensare ad Abramo. Le migrazioni non sono quindi un fenomeno moderno». Le migrazioni hanno contribuito alla multiculturalità della società: «Oggi - sottolinea mons. Milani - siamo chiamati a prendere atto che viviamo in una società dove le provenienze culturali, etniche, sociali sono in continua differenziazione. Il Festival vuole essere quindi un’occasione di dialogo tra comunità di confessioni cristiane, ebree e musulmane su temi urgenti e cruciali per la vita di tutti: migrazione, memoria, identità, accoglienza. Siamo consapevoli che il dialogo, unica via per superare la diffidenza e l’ostilità, può nascere solo laddove c’è reciproca narrazione e conoscenza della propria memoria. Vogliamo scoprire, ascoltare, narrare le differenze. E il cinema in questo è uno strumento, un’arte, formidabile».

La grande novità di questa edizione è proprio l’istituzione di un concorso di 9 film e di una giura interreligiosa presieduta da mons. Franco Perazzolo, delegato per la Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, e composta da Tiago Branchini, delegato italiano dell’Associazione internazionale protestante Cinema Interfilm; Sira Fatucci, delegato per Il Pitigliani - Centro ebraico italiano; Zanolo Yahya Abd al-Ahad, delegato della comunità religiosa islamica italiana CO.RE.IS.

Questi i nove film in gara provenienti da Belgio, Canada, India, Francia, Italia, Israele, Germania, Nuova Zelanda:
•“Juggernaut” di Daniel DiMarco (mercoledì 13 dicembre alle ore 16.00 al Cinema Trevi),
•“La part sauvage” di Guérin van de Vorst (mercoledì 13 dicembre alle ore 18.30 al Cinema Trevi),
•“One Thousand Ropes” di Tusi Tamasese (mercoledì 13 dicembre alle ore 20.30 al Cinema Trevi),
•“Krieg” di Rick Ostermann (giovedì 14 dicembre alle ore 16.00 al Cinema Trevi),
• “The Testament” di Amichai Greenberg (giovedì 14 dicembre alle ore 18.00 al Cinema Trevi),
•“Walking With The Wind” di Praveen Morchhale (venerdì 15 dicembre alle ore 16.00 al Cinema Trevi),
•“Cristina – Il racconto di una malattia” di Silvia Chiodin (sabato 16 dicembre alle ore 16.00 al Cinema Trevi alla presenza della regista),
•“Figli di Abramo” di Simone Pizzi (sabato 16 dicembre alle ore 18.00 al Cinema Trevi alla presenza del regista),

•“Choeurs en exil” di Nathalie Rossetti e Turi Finocchiaro, la cui proiezione (ad inviti) si terrà mercoledì 13 dicembre alle ore 17.30 alla Filmoteca Vaticana (Palazzo San Carlo, Città del Vaticano) e sarà preceduta da un concerto dal vivo di canti della tradizione popolare armena eseguiti dai musicisti Aram Kerovpyan e Virginia Pattie Kerovpyan.

Tutti i film affrontano questioni scottanti su cui spesso ci si divide: genocidio, guerra, fondamentalismo religioso, famiglia, infanzia, accoglienza, dialogo, malattia. Sono temi sui quali il festival intende invece promuovere un dialogo per trasmettere un messaggio importante: il cinema ci avvicina all’altro.

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