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Spike Lee contro il razzismo (e Donald Trump) in concorso a Cannes

di Andrea Chimento

A Cannes la spia che venne da Seul

2' di lettura

Spike Lee e il suo grido di denuncia contro il razzismo scuotono il Festival di Cannes: «BlacKkKlansman», ultimo lungometraggio del regista americano, è stato presentato in concorso sulla Croisette ed è un film di cui si discuterà a lungo.
Ambientato negli anni '70, ha come protagonista un giovane detective afroamericano del Colorado, che appena entrato nella polizia locale vuole mettersi in luce lavorando sotto copertura. Guiderà un'operazione contro un gruppo che si rifà alle idee del Ku Klux Klan, facendo infiltrare all'interno dell'organizzazione un suo collega.

Spike Lee descrive gli anni '70, ma con uno sguardo che si rifà al presente: se la storia è ambientata in quel periodo storico, sono numerose le frecciatine e le polemiche contro l'attuale amministrazione Trump, come conferma anche la conclusione dove scorrono immagini di repertorio dedicate all'attuale presidente degli Stati Uniti e a fatti di razzismo avvenuti negli ultimi tempi.

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Il regista americano omaggia esplicitamente la blaxploitation (film a basso costo degli anni Settanta con protagonisti personaggi afroamericani) in questa pellicola che riesce a far sorridere in alcuni passaggi, grazie a situazioni comiche che sdrammatizzano il tema di partenza, e a far riflettere in altri momenti.

Prese singolarmente sono diverse le sequenze degne di nota, mentre manca uno strutturato disegno d'insieme, a causa di una sceneggiatura poco avvincente, con svolte narrative prevedibili e dialoghi a tratti scritti grossolanamente.

Resta un film, a ogni modo, che non lascia indifferenti, caratterizzato da alcune scelte piuttosto incisive nel mostrare le idee del regista e quanto sia forte il suo desiderio di sensibilizzare e di colpire: basti pensare all'immagine finale con la bandiera americana rovesciata e in bianco e nero.
Da segnalare che il protagonista è l'ancora poco conosciuto John David Washington, figlio del celebre Denzel, ma nel cast ci sono anche Adam Driver e Topher Grace.

In concorso ha trovato spazio anche il giapponese «Asako I & II» di Ryusuke Hamaguchi.
Al centro della pellicola c'è la giovane Asako, una ragazza che s'innamora ma viene improvvisamente lasciata da un coetaneo durante l'adolescenza. Qualche anno dopo incontra un ragazzo identico a lui, ma con un altro nome e una personalità completamente diversa.

Secondo film giapponese in concorso, dopo l'ottimo «Shoplifters» di Hirokazu Kore-Eda, «Asako I & II» non ha la forza drammaturgica del suo connazionale e punta eccessivamente su una singola idea (la duplicità del ragazzo di cui è innamorata Asako) senza proporre spunti originali per svilupparla al meglio.
Hamaguchi, però, dimostra un buon controllo registico, anche se manca il grande guizzo per poter alzare il livello del suo lungometraggio.

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