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«Unsane», un thriller “made in iPhone”

di Andrea Chimento

2' di lettura

Un film girato interamente con un iPhone? Una sfida possibile per Steven Soderbergh, celebre regista americano che con «Unsane» ha dato vita a uno dei progetti più innovativi della sua carriera.
Tra le principali novità del weekend in sala, il film, presentato fuori concorso all'ultimo Festival di Berlino, ha come protagonista Claire Foy, attrice diventata famosa per aver interpretato la Regina Elisabetta II nelle prime due stagioni di «The Crown». In «Unsane» Claire Foy, brava anche in questa occasione, è Sawyer, una ragazza che ha da poco cambiato città e iniziato un nuovo lavoro per fuggire da uno stalker che la perseguitava. Finita involontariamente in un istituto per la sanità mentale vedrà il suo incubo prendere di nuovo vita: scherzo della sua immaginazione o una minaccia reale?

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Dopo il divertente «Logan Lucky», presentato alla scorsa Festa del Cinema di Roma, Soderbergh cambia genere, confermandosi un regista che ama sperimentare (basti ricordare il suo esordio, «Sesso, bugie e videotape» del 1989) sia nella forma che nel linguaggio espressivo.
La scelta dell'iPhone può incuriosire e rappresentare uno spunto coerente con il ruolo che ha il telefono nel corso della narrazione (per la protagonista è sia una minaccia che un'ancora di salvezza: da un lato è l'oggetto con cui lo stalker con un atteggiamento compulsivo tormenta Sawyer, dall'altro la possibilità di telefonare all'esterno è forse l'unica via per fuggire dall'istituto), ma la narrazione pecca di mancanza di originalità, e sono numerosi i buchi di sceneggiatura.

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Il film è stato girato in breve tempo, ma sarebbe servito uno studio maggiore sulla scrittura e una gestione più efficace dei colpi di scena: alcuni effetti visivi colpiscono e la tensione regge nella prima metà, ma non basta a evitare un risultato meno sorprendente di quanto ci saremmo potuti aspettare.

Evitabile, purtroppo, è «L'incredibile viaggio del fachiro» di Ken Scott.
Al centro c'è un ragazzo indiano che parte per Parigi sulle tracce del padre mai conosciuto prima, un prestigiatore parigino recatosi in India ad imparare l'arte dei fachiri. Giunto a destinazione, si rifugia in uno store Ikea affascinato da questo strano mondo così distante dalla sua India. Da qui, inizieranno una serie di disavventure che lo porteranno anche a trovare l'amore della sua vita.
Pellicola scritta male e recitata peggio, quella di Ken Scott è una superficiale commedia dal taglio fiabesco, melensa e carica di improbabili passaggi narrativi.

Troppi i cliché messi in campo e inoltre la messinscena è povera di guizzi degni di nota. Nel cast c'è anche Bérénice Bejo, nota attrice e moglie del regista Michel Hazanavicius.

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