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India, il governo salva il credito

di Riccardo Barlaam

(REUTERS)

2' di lettura

Un piano di salvataggio pubblico per diminuire il peso delle sofferenze bancarie e“mettere al sicuro” la crescita. Il governo indiano ha varato un programma di ricapitalizzazione da 2.100 miliardi di rupie (pari a 32 miliardi di dollari) destinato alle 21 banche pubbliche del paese. Per ripulire i loro bilanci dai macigni dei non performing loans e aiutarle a rientrare nei requisiti di capitale richiesti dalle regole bancarie globali di Basilea 3.

Il piano di ricapitalizzazione del governo avrà durata biennale. Sarà finanziato per due terzi (oltre 21 miliardi di dollari) da obbligazioni emesse dallo stato. E per il restante terzo dalle banche stesse attraverso aumenti di capitale e il ricorso ai mercati finanziari. Secondo le previsioni del capo consigliere economico del governo indiano, Arvind Subramanina, lo stato dovrà pagare “solo” gli interessi sul debito, stimati tra 1,1 e 1,3 miliardi di dollari l’anno, pari a circa lo 0,4% del budget statale annuale. Un’operazione non di poco conto per l’esecutivo guidato da Narendra Modi. Ma il cattivo stato di salute dell’industria del credito minaccia tutta economia: le banche pubbliche rappresentano il 70% del settore e hanno in pancia almeno il 90% delle sofferenze di tutta l’India. Le banche sono così tanto appensantite nella loro attività da non essere più in grado di concedere credito alle imprese per seguire la roboante crescita economica- al 7,2%le stime 2018 - del grande paese asiatico. Nell’ultimo anno fiscale che è terminato il 31 marzo, la crescita del credito è scesa al 5%; il livello più basso da sessant’anni a questa parte: cinque anni fa lo stesso tasso era al 25%. Non è ancora chiaro come verrà contabilizzato il piano di salvataggio, e se farà aumentare il debito pubblico. Sembra che il governo sia orientato a contabilizzare le emissioni di bond attraverso il metodo di calcolo indiano che prevede l’integrazione nel deficit previsionale di bilancio piuttosto che seguire le linee guida del Fondo monetario internazionale. Oltre alla ricapitalizzazione il piano del governo prevede l’accorpamento delle banche statali più piccole: il ministro delle Finanze Arun Jaitley guiderà il gruppo di lavoro chimato a valutare le proposte di merger tra le 21 banche statali. Per il credito indiano non si tratta del primo piano di ricapitalizzazione. Tanto che diversi analisti continuano a sollecitare il governo a effettuare delle riforme nella governance degli istituti che diano una reale autonomia ai cda e ai dirigenti. Più di uno, per evidenziare i legami malsani tra politica ed economia parla di un «capitalismo di connivenza». Un esempio su tutti è quello del magnate della birra e del trasporto aereo Vijay Mallya, deputato alla Camera alta, che è fuggito a Londra, in un auto esilio dorato, pur di non rimborsare alla banche indiane un miliardo di dollari di debiti.

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