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Arriva il petroyuan? In Cina pronti al debutto i nuovi future sul greggio

di Sissi Bellomo

Il logo di PetroChina (Reuters)

2' di lettura

Se ne parla da oltre dieci anni, ma questa potrebbe essere la volta buona. Il debutto dei futures cinesi sul petrolio potrebbe avvenire a giorni, forse in coincidenza con le festività natalizie, dando l’avvio a una svolta graduale ma significativa sui mercati energetici e valutari.

I petrodollari non saranno soppiantati facilmente dai petroyuan, ma un contratto cinese sul greggio può comunque aspirare col tempo ad affermarsi come benchmark per l’Asia: in fondo la Cina è ormai il primo importatore di oro nero al mondo, con quasi 9 milioni di barili acquistati al giorno, un quinto dei volumi commercializzati nel mondo, secondo Société Générale.

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Un riferimento di prezzo in yuan potrebbe convincere un maggior numero di fornitori ad accettare pagamenti in valuta cinese (oggi sono pochissimi a farlo) e quest’ultima si rafforzerebbe a livello globale, coronando quella che forse è la principale aspirazione di Pechino.

In Asia i trader stanno già scaldando i motori in vista della quotazione del nuovo future, il primo che potrà essere scambiato liberamente anche da investitori stranieri. La Shanghai International Energy Exchange (Ine) ha completato con successo ben cinque test di contrattazione, l’ultimo nel weekend del 9-10 dicembre. E il Consiglio di Stato, secondo fonti dell’agenzia Bloomberg, ha dato via libera all’avvio degli scambi.

Natale potrebbe essere un buon momento per il debutto, perché i mercati occidentali chiusi o comunque più tranquilli favorirebbero una partenza soft.

Erano state del resto le stesse autorità cinesi ad anticipare che tutto sarebbe stato pronto entro la fine del 2017. E nonostante i numerosi annunci a vuoto del passato, ci sono buoni motivi per fidarsi perché l’iter autorizzativo è ormai completo.

Le indiscrezioni che erano circolate qualche mese fa, secondo cui i contratti sarebbero stati convertibili in oro, non sembrano confermate.I futures si potranno regolare alla scadenza mediante consegna fisica del greggio oppure per contanti. In passato le autorità avevano accennato alla possibilità per gli stranieri di optare per i dollari.

Proprio gli investitori internazionali saranno la chiave del successo dell’operazione, che la Cina aveva già tentato – senza successo – nel lontano 1993. Tuttavia l’interventismo di Pechino sui mercati e i controlli tuttora rigidi sui flussi di capitale rischiano di fare da deterrente a un coinvolgimento importante da parte di soggetti stranieri, che siano fondi, banche o grandi compagnie petrolifere.

La liquidità forse non è il problema principale, ma senza il loro intervento il piano per affermare la Cina (e lo yuan) sui mercati delle materie prime sarebbe destinato al fallimento.

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