la politica

L’obiettivo resta la rete unica ma ora toccherà al nuovo governo

di Carmine Fotina

(Bloomberg)

2' di lettura

Rispettando una sorta di tabella di marcia stilata ne l segreto degli incontri precedenti, ieri il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e l’amministratore delegato di Tim Amos Genish hanno chiuso il cerchio sulla separazione societaria della rete. La notifica all’Authority per le comunicazioni conclude un percorso iniziato con il primo incontro tra i due, lo scorso ottobre.

Il primo obiettivo del governo è preservare l’italianità dell’infrastruttura e la societarizzazione in prospettiva è una sorta di garanzia. L’obiettivo a lungo termine, invece, resta la quotazione in Borsa e la creazione di un’unica rete nazionale per la banda ultralarga mediante l’integrazione con Open Fiber. Ma si tratta di un governo uscente, la cui attività è limitata alla gestione degli affari correnti ed è ovvio che d’ora in avanti i vertici di Tim cercheranno di tessere un dialogo con chi faticosamente, al termine di questo lungo stallo post elettorale, siederà a Palazzo Chigi e al ministero di via Molise. Né Lega né M5S, anche nel recente passato, hanno nascosto il sostegno a un presidio pubblico nella rete da mettere possibilmente in sinergia con l’infrastruttura di Open Fiber.

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«È una buona notizia la comunicazione ufficiale all’Agcom - ha commentato Calenda -. Dopo anni di discussioni il progetto è formalmente avviato. Una rete, sicura, neutrale e moderna è un presupposto fondamentale per la crescita dell'Italia». Calenda ha significativamente fatto riferimento all’importanza del progetto «come fondamento del piano industriale, con qualunque compagine azionaria». Un modo per smarcarsi dalle interpretazioni dei giorni scorsi a proposito di un suo «endorsement» a favore del fondo Elliott. Per il titolare dello Sviluppo il progetto del Fondo - autonoma quotazione o parziale vendita della società della rete, a seguito di scorporo - «coincide con quello che noi intendiamo fare per l’interesse pubblico». Ma - aveva aggiunto - «mi pare che anche Tim fosse orientata in questo senso».

Non c’è a quanto pare la contemporanea chiusura di un’altra partita che si trascina da mesi: la sanzione a Tim per la violazione delle regole relative al «golden power» sulle aziende strategiche dopo l’arrivo di Vivendi. Non se ne sarebbe parlato durante l’incontro di ieri e la decisione sull’ammontare della possibile multa non arriverà entro questa settimana come inizialmente ipotizzato.

Il ministro e l’a.d. hanno invece parlato della rivisitazione delle condizioni economiche tra l’azienda e i fornitori di apparati e dei servizi di call center. In due lettere inviate a inizio marzo Calenda aveva espresso preoccupazione per gli impatti occupazionali delle politiche sugli appalti volte a una riduzione dei costi. A quanto risulta al Sole 24 Ore, Genish avrebbe illustrato brevemente il contenuto della risposta inviata nei giorni scorsi nel tentativo di tranquillizzare il ministro. Si fa cenno alla rinegoziazione in corso con ogni fornitore nel rispetto delle regole e all’intenzione di continuare ad avere come partner le aziende migliori nei loro rispettivi campi. Una risposta questa, in particolare, al timore espresso dal titolare dello Sviluppo sul coinvolgimento di «fornitori stranieri (es. francesi e cinesi) non operanti in questo settore e senza dipendenti in Italia».

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