reggio calabria

Cittanova, il parroco in difesa dei correntisti della Bcc commissariata

dal nostro inviato Roberto Galullo

4' di lettura

REGGIO CALABRIA - Non poteva che essere un arciprete a guidare la difesa della “banca dei preti”, come viene ancora chiamata la Bcc di Cittanova (Reggio Calabria). La Chiesa – che pure il 18 gennaio 1920 l’aveva voluta con la presenza di ben otto sacerdoti, tra i quali un futuro Vescovo, sui 27 soci fondatori – da decenni è uscita dalla governance ma lui, don Nuccio Borelli, arciprete della Chiesa Matrice di Cittanova, non sembra curarsene. Da buon pastore, da 31 anni guida le pecore del suo gregge cristiano ed è abituato a non lasciarne indietro nessuna. Soprattutto nei momenti di difficoltà della banca che, in questo paese che sale verso il Parco dell’Aspromonte, non sono certo mancati.

Così, domenica 18 marzo, alle 10.30, con al fianco il sindaco Francesco Cosentino, fratello dell’ex presidente della stessa Bcc, ha radunato nel teatro “R.Gentile” circa 800 soci e correntisti “smarriti”. Dal palco ha chiesto loro perché fossero rimasti silenti fino a quel momento ma non ha abdicato al ruolo di interlocutore con i vertici (nuovi e temporanei) della banca.

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Le indagini giudiziarie e lo scioglimento degli organi amministrativi e di controllo disposto il 31 marzo 2017 dalla Banca d’Italia, che l’ha sottoposta ad una amministrazione straordinaria fino a fine settembre di quest’anno, da oltre un anno scuotono questo comune di 10mila abitanti, buona parte dei quali correntisti o soci della banca di credito cooperativo, una delle più antiche d’Italia e destinata, prima del provvedimento di Bankitalia che ha interrotto ogni progetto avviato, a fondersi con la Bcc di Montepaone (Catanzaro). Il progetto, che a novembre 2016 avrebbe avuto il via libera della Banca d’Italia, ne avrebbe fatto uno dei poli creditizi più importanti in Calabria.

Quattro mesi dopo la banca è stata commissariata e ancora in tanti qui continuano a chiedersi come sia potuto accadere, anche alla luce del basso rischio e di una solidità testimoniata dall’elevato livello di patrimonializzazione, intorno al 33 per cento. Voci di popolo insistono nel raccontare di centinaia di lettere anonime arrivate a Bankitalia ma la realtà è molto più complessa e nella catena di controllo e vigilanza è intervenuta anche l’autorità giudiziaria che, la scorsa settimana, ha spedito ancora la Guardia di finanza di Reggio Calabria a prendere carte e documenti dai due commissari Claudio Giombini e Nicola Marotta.

I documenti ufficiali racconterebbero anche altro: gravi irregolarità e ripetute violazioni delle norme antiriciclaggio. Il provvedimento di fine marzo 2017 ha evidenziato «l’insussistenza delle condizioni di sana e prudente gestione (...) e l’elevata esposizione ai rischi operativi e legali connessi con le carenze del comparto antiriciclaggio». Invero già gli accertamenti ispettivi di dicembre 2013 e marzo 2014 si erano chiusi con risultati in parte sfavorevoli, alla luce della «scarsa determinazione degli organi sociali nell’affrontare le criticità (...) soprattutto in materia di antiriciclaggio». È lo stesso arciprete che al Sole-24 Ore afferma che da queste parti ci sono tanti “don”. «A quelli come me che sono andati a chiedere un mutuo per il riscaldamento della parrocchia – afferma don Borelli – anni fa è stato applicato un tasso del 7% e la firma di carte su carte. Ad altri “don” è stato concesso tutto e subito senza porsi troppe domande».

Dietro l’ufficialità c’è infatti l’ufficiosità che qui corre di bocca in bocca: finanziamenti quantomeno allegri sarebbero stati erogati negli anni a soggetti vicini alla cosca Commisso di Siderno (dove la Bcc ha una delle sette filiali) e ad alcuni grandi gruppi societari che non avrebbero rispettato, negli anni, le corrette procedure.

I crediti in sofferenza e di fatto inesigibili viaggerebbero al momento intorno ai 24 milioni. L’ex presidente della Bcc, dal 2014 a marzo 2017, Giuseppe Cosentino, raggiunto dal Sole-24 Ore, non ha voluto, con grande tatto, aggiungere nulla nel rispetto del lavoro delle istituzioni. Vuole parlare a tempo debito.

Il fratello e sindaco di Cittanova, Francesco Cosentino, con il Sole-24 Ore affronta invece l’argomento, con pari onestà intellettuale. «L’autorità giudiziaria deve fare il suo corso – dice con fermezza – senza guardare in faccia a nessuno. Chi ha sbagliato deve pagare. Quello che non possiamo accettare è che la banca perda la sua identità e il suo ruolo di polmone finanziario ed economico sul territorio e molto dipenderà da quale contratto di adesione verrà stipulato, dopo che l’assemblea dei soci il 16 dicembre 2017 ha deliberato l’intenzione di aderire a Iccrea, l’Istituto centrale del credito cooperativo. Per questo nelle prossime ore chiederò, anche a nome dei sindaci degli altri comuni interessati, di essere ricevuto dai commissari. Cosa che finora, nonostante le richieste, non è purtroppo avvenuta».

In molti, compresi i sindacati, preoccupati per i tagli che, su 57 dipendenti, potrebbero interessare fino ad un addetto su due, si lamentano del mancato dialogo con i commissari, che alle critiche rispondono con codici e leggi. «Noi siamo tenuti al riserbo più assoluto – chiarisce al Sole-24 Ore l’avvocato Marotta – e i nostri interlocutori ufficiali sono la Banca d’Italia e l’autorità giudiziaria».

Tutto il resto è nelle mani di Dio.

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