GLI EFFETTI DELLA guerra commerciale

I grandi gestori scaricano Wall Street: boom di riscatti dai fondi equity Usa

di Andrea Franceschi

Sul mercato italiano torneranno gli investitori internazionali?

3' di lettura

I venti di guerra commerciale e la correzione di Wall Street, piegata dalle vendite sul suo settore di punta, la tecnologia, hanno fatto tornare ai massimi l'avversione al rischio tra gli investitori. Lo dimostra in maniera evidente la pesante ondata di riscatti che ha travolto i fondi azionari nell'ultima settimana di marzo. Dalle ultime rilevazioni Epfr Global chi risulta particolarmente penalizzata è la categoria dei fondi che investono nel mercato azionario americano che hanno registrato riscatti netti per oltre 15 miliardi di dollari nell'ultima settimana.

Con il mercato azionario Usa reduce dal suo peggior trimestre dal 2015 il saldo da inizio anno ha superato in negativo la soglia dei 48 miliardi di dollari. Nelle ultime due settimane sono stati in particolare gli istituzionali ad aver voltato faccia a Wall Street. Questa categoria di investitori - segnala Epfr Global - ha tolto soldi dai fondi azionari Usa per sei delle ultime otto settimane riscattando solo nelle ultime due settimane oltre 40 miliardi di dollari netti. Il grosso dei quali fa riferimento a fondi Etf che investono sulle società a grossa capitalizzazione. Una categoria di aziende che viene percepita come più vulnerabile in un contesto di guerra commerciale.

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Le sanzioni di Trump sull'import di acciaio e alluminio sono state per il momento sospese nei confronti dell'Europa e altri partner commerciali degli Usa ma l'escalation tra Pechino e Washington è una minaccia anche per gli esportatori europei se la Cina dovesse decidere di compensare altrove il mancato export negli Stati Uniti. Questo, insieme al rafforzamento dell'euro, è alla base della pesante performance della Borsa di Francoforte (-10% dai massimi di fine gennaio) dove il peso dei grandi esportatori è storicamente rilevante. Non c'è da stupirsi quindi della la performance negativa dei fondi equity europei che hanno archiviato la terza settimana consecutiva di deflussi con un saldo negativo superiore ai 4,6 miliardi di dollari.

LE RICADUTE DI UNA GUERRA COMMERCIALE CON CINA E COREA*

Variazioni sulla crescita, in punti percentuali. (*) Lo scenario è quello di una guerra commerciale totale, con gli Stati Uniti che impongono dazi del 25% su tutte le importazioni dalla Cina e del 10% su quelle provenienti
da Corea del Sud e Taiwan, i tre Paesi colpiti reagiscono con misure analoghe e gli Stati Uniti abbandonano il Nafta. (Fonte: Oxford Economics)

LE RICADUTE DI UNA GUERRA COMMERCIALE CON CINA E COREA*

A livello globale solo i fondi azionari giapponesi hanno registrato saldi positivi nella categoria dei fondi «sviluppati». Un'eccezione che - secondo Epfr Global - è da attribuire alla decisione degli investitori giapponesi di rimpatriare i capitali investendoli sul mercato domestico in un contesto di elevata incertezza a livello globale. Per il resto è stato uno stillicidio.

Gli investitori hanno ridotto la loro partecipazione nella maggior parte dei fondi che investono nelle classi di investimento rischiose. In questa categoria ricadono anche le obbligazioni societarie ad alto rendimento (high yield). Chi invece sta registrando un discreto revival sono i fondi che investono nei titoli di Stato che hanno riscoperto di recente il loro ruolo di beni rifugio. Tra i pochi fondi ad aver registrato flussi netti positivi nell’ultima settimana ci sono ad esempio quelli che investono in bond governativi americani a breve scadenza. Gettonati anche quelli che comprano titoli di Stato dell’area euro che hanno registrato flussi di investimento positivi nelle ultime 11 settimane.

Le notizie dell'ultimo mese hanno spinto gli investitori ad adottare un approccio decisamente più prudente rispetto a quanto non avevano fatto all'inizio dell'anno. Se fino a gennaio era prevalente un certo ottimismo, anche alla luce del colossale piano di sgravi fiscali per le aziende varato dall'amministrazione Trump, prima la volatilità che ha scosso i mercati a febbraio, poi l'escalation sui dazi tra Usa e Cina e infine l'ondata di vendite che ha colpito il comparto tecnologico a seguito dello scandalo Cambridge Analitica che ha travolto Facebook hanno costretto molti a moderare il proprio ottimismo.

Il rischio di una guerra commerciale si è fatto reale (il 30% deu gestori sentiti da BofA lo considera oggi il pericolo numero uno) e gli investitori iniziano a prezzare i suoi possibili effetti collaterali. Come ad esempio quello di una risalita dell'inflazione più rapida del previsto. Oppure, peggio, quello di una stagflazione. Ossia un rialzo dei prezzi in un contesto di stagnazione economica.

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