L’intervista

Parla il ministro dell’Energia azero: «Ecco perché Baku non entrerà nell’Opec»

dal nostro inviato Roberto Bongiorni

3' di lettura

BAKU - «Non intendiamo diventare un Paese membro dell'Opec. Per il momento sıamo contenti dell’attuale livello di cooperazione che ci consente di lavorare insieme non solo a livello consultivo ma anche a livello di interazioni. Lo apprezziamo molto. Prevediamo di continuare questa cooperazione anche in futuro». Parviz Shahbazov, il nuovo ministro azero dell'Energia, mette a tacere le voci uscite sulla stampa internazionale di una possibile adesione dell'Azerbaijan all'Opec.

Nominato in ottobre, Shahbazov ha già una strategia chiara: consolidare il rapporto con l'Europa anziché puntare verso l'Asia. E non nasconde le sue preferenze verso l'Italia, di cui l'Azerbaijan è il primo fornitore di petrolio: «Mi piacerebbe veder le aziende italiane coinvolte nei futuri progetti sulle rinnovabili».

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Avete grandi giacimenti di gas ancora da sfruttare. In caso di espansione della vostra capacità l'Europa sarebbe sempre la destinazione prescelta?
Il Corridoio sud è stato concepito per una capacità di 16 miliardi di metri cubi l'anno di gas. Sei saranno destinati al mercato turco, dove inizierà ad arrivare già quest'estate. Il resto a quello europeo. Il Tap (la tratta adriatica che collega le coste pugliesi, Ndr) dovrebbe essere completato nel 2020. Se la domanda dovesse mostrare segni di crescita, il gasdotto potrebbe raddoppiare la capacità. È un’operazione piuttosto facile. Le infrastrutture già ci sono. Un’altra opzione potrebbe essere la realizzazione di inter-connettori a questo gasdotto. Questo scenario potrebbe accadere in futuro, se e quando differenti paesi consumatori e produttori mostreranno interesse. Tra i Paesi interessati al Corridoio Sud ci sono quelli dei Balcani.

Ma il mercato più promettente per il gas è quello asiatico. Intende realizzare infrastrutture per fornire Paesi come Cina, Corea del Sud e Giappone?
Abbiamo concepito le aree a cui fornire la nostra produzione in base alla nostra capacità e ai nostri attuali volumi produttivi. Abbiamo firmato degli accordi con l’Unione europea. Perché dovremmo guardare da un’altra parte? Con le nostre infrastrutture già in essere, perché dovremmo guardare a luoghi diversi?

Ci può aggiornare sulla vostra attuale produzione di gas?
Stiamo producendo 29 miliardi di metri cubi l'anno , ai quali andranno aggiunti i volumi dal giacimento di Shah Deniz fase II che ci permetteranno in futuro di arrivare a 44-45 miliardi di metri cubi. Ma voglio ricordare che Shah Deniz ha riserve accertate per 1,2 trilioni di metri cubi. Gli aumenti produttivi futuri dipenderanno dalla domanda, dagli investimenti e dalla situazione in generale.

Avete un accordo con compagnie iraniane per effettuare alcune esplorazioni insieme nel Caspio. Come procede?
L'Iran e l'Azerbaijan sono Paesi confinanti affacciati sul Mar Caspio. Già da tempo stavamo studiando questo progetto. Ora abbiamo firmato un memorandum of understanding. Si tratta inizialmente di esplorazioni condotte in due blocchi. Le joint venture vedranno Azerbaijan e Iran con una quota del 50% ciascuno.

Avete realizzato una pipeline per collegarvi anche con i giacimenti del Turkmenistan, paese con grandi riserve di gas. E ne state esportando delle quantità. Non rischiate così di irritare la Russia?
Direi proprio di no. Russia e Azerbaijan hanno tratte e destinazioni differenti. La Russia ha la sua regione da fornire, noi la nostra. Noi abbiamo già firmato i contratti per coprire i nostri volumi produttivi. Non c’è competizione. Se dovessero esserci buoni aumenti produttivi allora affronteremo la questione. Quanto al gas turkmeno possiamo trasportare solo quello che eccede il volume previsto dall’accordo tra Turkmenistan e Russia.

Avete in serbo nuovi progetti con Bp, il vostro primo partner straniero?
Da 25 anni la Bp ha partecipato alle operazioni di esplorazione dei nostri giacimenti di gas e petrolio. È una cooperazione di lunga durata, fin dai tempi della nostra indipendenza. Ora stiamo consultandoci sulla nostra prossima cooperazione, su altri eventuali accordi. Per esempio c’è la possibilità di espandere l'operazione del giacimento di Chirag-Gunashli.

Sul fronte petrolifero avete concordato con l'Opec un tetto produttivo pari a 834mila barili al giorno. Ma state producendo di meno. Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Nel 2017 la nostra media estrattiva è stata di 781mila barili /giorno (bg). In marzo siamo arrivati a 794mila bg, inclusi i condensati. Dobbiamo trovare nuovi giacimenti perché quelli vecchi si stanno gradualmente esaurendo. Per questo abbiamo firmato contratti per l'espansione dei giacimenti di Chirag-Gunashli. In futuro la nostra capacità potrebbe tornare sopra il milione di barili. Ma nel breve termine non siamo in grado di aumentare la produzione. Possiamo solo mantenerla ai livelli attuali.

La crescita dei vostri consumi energetici sta erodendo l'export azero di greggio. Come pensate di agire?
Intendiamo investire nell'energia eolica e in quella solare. È un progetto che stiamo prendendo seriamente in considerazione. La nostra preferenza andrà alle aziende straniere che desiderano investire nelle risorse rinnovabili in Azerbaijan. Mi farebbe davvero piacere vedere le compagnie italiane. Sono le benvenute. Intendiamo attrarne di più. Anche nel settore non oil.

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