la giornata dei mercati

Incognita dazi e inflazione frenano le Borse. A Milano Moncler ko

di C. Di Cristofaro e C.Poggi

5' di lettura

Chiusura in ribasso per le principali piazze europee al termine di una giornata ricca di spunti sul fronte macro-economico e geopolitico. Mentre a Pechino hanno inizio i colloqui bilaterali fra Cina e Stati Uniti per cercare di trovare un punto di accordo che permetta di evitare una vera e propria guerra commerciale dagli esiti imprevedibili, in Europa l’inflazione ha rallentato il mese scorso all’1,2% su base annuale dall’1,3% del mese precedente. Un dato che potrebbe complicare l’exit strategy della Bce dall’attuale politica monetaria ultra-espansiva. Da Bruxelles invece la Commissione Europea ha confermato le stime di crescita per Italia (+1,5% nel 2018) ed Eurozona (2,3%) ma ha messo in evidenza possibili rischi al ribasso.

Negli Usa infine la Fed ha espresso ieri al termine della riunione del Fomc la propria fiducia nell'outlook di inflazione sottolineando come i prezzi si stiano avvicinando al target del 2%. Sul fronte macro, il deficit Usa è calato in marzo del 15% a 49 miliardi di dollari dai 57,7 miliardi di un mese fa mentre la produttività nel primo trimestre è cresciuta al ritmo dello 0,7%. Al termine della giornata, il Ftse Mib ha ceduto lo 0,83% mentre Parigi ha lasciato sul terreno lo 0,50%, Francoforte lo 0,57% e Londra lo 0,58%. Fra i titoli giornata da dimenticare per Moncler (-3,95%) dopo che gli analisti di Jefferies hanno tagliato il giudizio sul titolo dopo la recente corsa e in vista della trimestrale. In difficoltà anche il comparto bancario.

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Nel comparto auto male Fca, recupera Ferrari

Nel comparto auto, ha recuperato sul finale Ferrari (-0,09%) dopo la diffusione della trimestrale che ha visto utili ed ebitda migliori delle attese mentre è rimasta decisamente in territorio negativo Fiat Chrysler Automobiles (-2,32%) all'indomani dei dati sulle immatricolazioni in Italia che hanno visto un calo del 2,1% in aprile, più del mercato e nonostante i buoni numeri arrivati dagli Usa.

Chiude poco mossa Telecom alla vigilia dell'assemblea, male le banche

Dopo una partenza sprint, hanno chiuso poco mosse le azioni Telecom Italia (-0,02%) alla vigilia di un'assemblea dall’esito alquanto incerto, con il conflitto in corso tra il primo azionista Vivendi e il fondo Elliott. In generale flessione il comparto bancario: Unicredit (-1,78%), Mediobanca (-1,72%), Ubi Banca (-2,36%), Intesa Sanpaolo (-0,49%), Banco Bpm (-1,57%) e Bper (-1,66%).

Capitombolo per Salini, vola Notorious Pictures

Fuori dal listino principale, ripiega Salini Impregilo (-8,47%) dopo il balzo della vigilia mentre Maire Tecnimont ha chiuso in calo del 3,80% dopo aver presentato i conti per il primo trimestre che ha visto i ricavi crescere del 21,1% a 916,1 milioni di euro mentre l'utile netto consolidato è sceso del 3,3% a 30,8 milioni. Lo scorso anno il risultato netto aveva beneficiato di un guadagno straordinario legato alla gestione finanziaria. In crescita invece dell'11% l'Ebitda a 50,5 milioni. A guidare la classifica dei rialzi è stato tuttavia il titolo Notorious Pictures, che ha guadagnato il 9% dopo aver annunciato un accordo da 10 milioni di euro per le riprese del film "Lamborghini".

Tesla nel baratro dopo la conference call di Elon Musk

hanno pagato dazio le Tesla che hanno perso il 7% dopo che il numero uno, il vulcanico Elon Musk, ha tenuto una conferenza sui generis con gli analisti in cui ha detto fra le altre cose che gli investitori preoccupati per la volatilità non dovrebbero acquistare il titolo del gruppo. “Tesla è ancora la nostra più grande posizione corta – ha commentato James Clunie del fondo Jupiter Global Absolute Return - scelta supportata dalle notizie sempre più negative di questa settimana. In effetti, la movimentata call di oggi con gli analisti segue la serie di notizie negative degli ultimi mesi legate alla crescente concorrenza su larga scala nel settore dei veicoli elettrici da parte di case automobilistiche già esistenti e di successo, e anche da parte di aziende più giovani. Ci sono stati anche ritardi nella produzione dei veicoli, con il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati per la Model 3, cosa che fa riflettere sulla capacità dell'azienda di autofinanziarsi

L'inflazione nell'area euro rallenta in aprile all'1,2% dall' 1,3%

Rallenta ad aprile l'inflazione nell'area dell'euro. Secondo la stima flash rilasciata da Eurostat, ad aprile l'inflazione si è attestata all'1,2% annuo rispetto all'1,3% di marzo. Per quanto riguarda le principali componenti del dato, l'energia ha visto l'inflazione accelerare (2,5% da 2%) così come il comparto alimenti, bevande e tabacco (2,5% da 2,1%) mentre l'aumento dei prezzi nel settore servizi è stato più contenuto (1% da 1,5%). Inflazione allo 0,3% per i beni strumentali non energetici (da 0,2%). Le statistiche complete relative ad aprile saranno diffuse il prossimo 16 maggio. Il dato è in linea con le attese degli analisti.

L'Ue conferma le stime di crescita per l'Italia e l'Eurozona. Rischi al ribasso

La Commissione europea ha confermato le stime pubblicate in inverno sulla crescita del Pil in Italia. Quest'anno è prevista attestarsi all'1,5% e l'anno prossimo in calo all'1,2%. Si tratta della crescita più bassa di tutta la Ue a pari livello con quella del Regno Unito. Il Governo stima una crescita dell'1,5% quest'anno e dell'1,4% l'anno prossimo. Inoltre, quest'anno la zona euro crescerà del 2,3% e l'anno prossimo del 2%. Stesso andamento per la Ue. «Complessivamente - si legge nel rapporto - i rischi sono più orientati adesso verso il ribasso», cioè verso un peggioramento. In Europa, «indicatori recenti hanno ridotto la probabilità che la crescita possa essere più forte di quanto atteso a breve termine: esternamente la volatilità dei mercati finanziari negli ultimi mesi probabilmente diventerà più permanente in futuro il che aggiungerà incertezza». Gli stimoli di bilancio pro-ciclici negli Usa aumenteranno la crescita nel breve termine «ma aumentano il rischio di un surriscaldamento e la possibilità che i tassi di interesse aumentino più velocemente di quanto atteso adesso». Poi c'è «l'escalation del protezionismo commerciale che costituisce un chiaro rischio negativo per le prospettive economiche globali». Si tratta di rischi, precisano gli economisti comunitari, «interrelati e a causa della sua apertura la zona euro sarebbe particolarmente vulnerabile se dovessero materializzarsi».

Cala del 15% il deficit commerciale Usa ma sale con la Cina

Il deficit commerciale degli Stati Uniti è calato in marzo del 15% a 49 miliardi di dollari dai 57.7 miliardi di un mese fa. SI è trattato del maggior calo in 2 anni e ha permesso al deficit di scendere ai livelli più bassi da sei mesi. Secondo i dati del dipartimento del Commercio, nel mese le esportazioni americane sono aumentate del 2% a 208,5 miliardi di dollari, nuovo massimo storico, mentre le importazioni sono scese dell'1.8% a 257,5 miliardi. Interessante notare come il disavanzo commerciale americano sia calato rispetto ala Germania e ai paesi Opec mentre sia aumentato nuovamente nei confronti della Cina, passando da 34,7 a 35,4 miliardi. Fra gli altri dati macro di giornata, da segnalare che la produttività nel primo trimestre è cresciuta al ritmo dello 0,7% mentre le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate di 2mila unità a quota 211.000. Il numero di continuing claims è invece sceso a 1.76 milioni, il livello più basso dal 1973.

Euro sui minimi da gennaio, petrolio in calo

Sul fronte dei cambi l’euro ha chiuso sui minimi da gennaio a 1,1961 dollari (1,1974 ieri in chiusura) e 130,49 yen mentre il dollaro/yen quota 109,11. Per quanto riguarda il petrolio, il Wti ha terminato in ribasso dello 0,77% a 67,42 dollari al barile.

Spread termina in calo a 120 punti
Chiusura infine in ribasso per lo spread dei Btp a 10 anni che ha terminato a 120 punti rispetto al bund tedesco di analoga durata (da 121 ieri sera) mentre il nredimento è calato all’1,74% dall’1,79% di ieri sera.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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