il miliardario vuole una classifica della credibilità

La battaglia di Elon Musk contro la stampa che non acclama più la sua Tesla

di Alberto Annicchiarico

Una Tesla in orbita: lanciato verso Marte il super razzo di Elon Musk

2' di lettura

Non si sentiva il bisogno di un altro miliardario irritato dalle notizie sul proprio conto o sulla propria azienda e che aspira a mettere il bavaglio ai media. In Italia abbiamo avuto degli illustri esempi (non ultimo il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, con i giornalisti messi alla gogna sul blog, esperimento durato qualche tempo). Negli Stati Uniti il più acerrimo nemico della stampa è stato, in campagna elettorale e dopo, l’attuale presidente - e businessman - Donald Trump. Ora ci si mette anche una star della Silicon Valley. È Elon Musk, ceo e fondatore di Tesla, oltre che di Space X, imprenditore “visionario” - come si dice in questi casi - che ha saputo trasformare il suo marchio in un colosso di Borsa in grado di capitalizzare più di GM e le sue auto sportive a batteria per gente affluent in un fenomeno globale e di moda, pur vendendo solo qualche decina di migliaia di unità.

Irritato dai report negativi - forti di numeri pubblici - sullo stato dei conti di Tesla, che ancora non vede la luce dei profitti, e dai numerosi articoli sulle difficoltà in cui versa la produzione della Model 3, cioè la vettura dedicata al mass-market (anche se il prezzo da una base di 35mila dollari può arrivare a 60mila, cifra non precisamente alla portata di chiunque), Musk ha deciso che il problema non è Tesla ma la stampa che se ne occupa. E che, sia detto chiaro, negli ultimi anni ha comunque contribuito non poco a fare di Musk una star rendendo le sue auto iconiche.

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In una serie di tweet al veleno l’imprenditore ha dichiarato di voler affidare a una nuova testata (la società è già stata creata a fine 2017) dall’evocativo e inquietante nome di Pravda Corp. (sì, proprio lo stesso del quotidiano passato alla storia come organo della propaganda sovietica) il compito di sottoporre a test di qualità l’operato dei «giornali cattivi» con lui e la sua creatura, inventandosi un punteggio sulla credibilità delle diverse testate.

L’opzione, ha comunicato Musk in uno dei tweet del suo personalissimo tweetstorm contro la crudele macchina dell’informazione, potrebbe anche essere quella di trasformare in una “lavagna” elettronica sull’affidabilità dei media un sito di cui ha proprietà, Youreright.com (che al momento rimanda a Facebook, non un esempio per affidabilità delle fonti e al centro di polemiche da settimane per il caso Datagate).

Ovviamente il tweetstorm di Musk ha suscitato la facile approvazione di chi addossa ai giornali tutte le responsabilità sulle pecche del sistema dell’informazione ma anche più di una perplessità. Il tentativo di mettere alla berlina o limitare la libertà di espressione dei media e di metterli nella condizione di essere valutati anche quando esprimono giudizi supportati da numeri oggettivi non può appartenere alla tradizione di una grande democrazia.

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