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Il patto Riad-Mosca non piace, nell’Opec emergono divisioni

di Sissi Bellomo

(Marka)

1' di lettura

Arabia Saudita e Russia hanno fatto i conti senza l’oste. L’intenzione di aumentare la produzione di petrolio, annunciata nei giorni scorsi dai due Paesi, ha provocato un forte dissenso da parte di alcuni membri dell’Opec, tanto da compromettere il risultato del prossimo vertice.

Nella riunione, in programma per il 22 giugno a Vienna, si sarebbe dovuto discutere se attenuare i tagli produttivi per rispondere alla crisi venezuelana e al ripristino delle sanzioni Usa contro l’Iran. Ma Teheran, comprensibilmente, si è messa di traverso. E a quanto pare ha trovato una sponda nel Kuwait, che invece di solito all’interno dell’Opec assume posizioni allineate con quelle di Riad.

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Anche altri membri del gruppo avrebbero reagito con irritazione al cambio di rotta deciso da sauditi e russi prima ancora di avviare consultazioni con gli alleati, tanto più che Riad sembra essersi piegata al volere di Trump e delle compagnie petrolifere russe, che insistono per pompare più greggio.

Le divisioni emerse in vista del vertice Opec sono state prese sul serio dal mercato e la discesa del petrolio si è interrotta: le quotazioni sono rimbalzate di oltre il 2%, riportando il Brent a 77,50 dollari al barile e il Wti 68,21 dollari.

Il ministro saudita Khalid Al Falih, secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, sabato si recherà a Kuwait City per cercare di ricucire le relazioni con il collega Bakheet Al Rashidi. Alla missione si unirà anche l’emiratino Suhail Al Mazrouei, presidente di turno dell’Opec.

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