media

Mediaset, pubblicità in crescita e tempi stretti per accordo su Serie A

di Andrea Biondi e Simone Filippetti

(ANSA)

5' di lettura

Si saprà la prossima settimana al massimo. Che il risultato finale sia positivo o negativo, «entro la fine della prossima settimana dovrà esserci una decisione». Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente e amministratore delegato di Mediaset, racchiude così, in questo ristretto lasso temporale, quello che in definitiva è il futuro del calcio su Premium legato, è evidente, all’avere un’offerta di calcio della Serie A. Non sarà questo invece a decidere il futuro dello sport sulla tv generalista del Biscione, visto che ci saranno le partite di avvicinamento agli Europei e ai Mondiali delle nazionali sulle reti Mediaset.

Diritti Serie A. Quanto alla parte pay, invece, «stiamo ragionando con Sky e Perform, vedremo». In realtà al momento la possibilità più concreta di un accordo passa dagli inglesi di Perform, che per 193 milioni annui si sono aggiudicati il pacchetto con 114 match, fra partita di mezzogiorno della domenica, una della domenica pomeriggio e l'anticipo del sabato sera. «Se l’accordo andasse in porto non ci sarebbero due abbonamenti da pagare, ma uno solo».

Loading...

Il nuovo Governo. Di più non dice il numero uno di Mediaset parlando con i giornalisti a margine della presentazione dei palinsesti autunnali. Mesi in cui il gruppo di Cologno si concentrerà molto sul restyling di Rete 4, in cui cercherà di non disperdere l'onda lunga dei Mondiali, ma in cui capirà anche, a livello politico, la maggiore o minore scivolosità del terreno che si troverà a calcare con il nuovo governo Lega-5 Stelle. I primi approcci non sono stati dei migliori, con un vicepremier pentastellato Luigi Di Maio che ha preconizzato la morte della Tv generalista e la necessità per le media company di puntare sul modello Netflix. «Bisogna esaminare bene il contesto in cui si è sviluppato il discorso. Voglio intendere le parole dette dal vicepremier come un invito a innovare». Parole concilianti, ma nella consapevolezza che «se guardo a tutti i nostro investimenti e all'impegno sull’innovazione mi viene da esclamare “mamma mia”. Più di quello che Mediaset ha fatto in termini di investimento, rischio e spirito imprenditoriale non si può fare» e condite da una considerazione: «Si mettessero d’accordo all’interno del Movimento Cinque Stelle. Di Maio dice che la tv generalista è morta; Grillo dice che bisogna mettere sul mercato due reti pubbliche e portare a casa miliardi di euro: mi sembra che le due cose non vadano d'accordo». Nessun commento invece sul decreto che vieta la pubblicità del betting: «Bisognerà leggerlo bene e studiarlo. È indubbiamente qualcosa che ci tocca dal punto di vista del fatturato. Ma non mi permetto di esprimere un giudizio prima di vedere il decreto».

L’offerta televisiva dell’autunno. Per quanto riguarda Rete 4, da Gerardo Greco a Roberto Giacobbo, a Nicola Porto a Barbara Palombelli a Gianluigi Nuzzi, a Piero Chiambretti il menu è ricco. Non sarà un canale «pensato in chiave anti-La7», precisa Pier Silvio Berlusconi, ma contro La7 di sicuro, con una veste «più generalista». Quanto all’offerta televisiva sugli altri canali, alla una e trina Maria de Filippi (Tu sì que vales; C’è Posta per te; Amici) si uniscono Simona Ventura (Temptation Island Vip), Ilary Blasi (Grande Fratello Vip), Alessia Marcuzzi ( L’Isola dei Famosi). E poi Paolo Bonolis, E$nrico Brignano, Gerry Scotti, Maurizio Costanzo con L’Intervista, la Gialappa’s. «Due canali su tre fra i generalisti ogni sera avranno ogni sera produzioni originali», ha detto Marco Paolini, Direttore generale Palinsesti di Mediaset. Restano da chiarire alcuni punti come l’impiego di Del Debbio o Giordano («sono dirigenti Mediaset, stiamo studiando alcuni prodotti», ha replicato Pier Silvio Berlusconi), quello di Maurizio Belpietro («È con noi da 12 anni e rimarrà per altri 12» ha detto il direttore generale informazione Mauro Crippa) o la sorte di Adrian, il cartone di Adriano Celentano più volte evocato, ma mai arrivato sugli schermi. «È il progetto di una vita per Adriano» risponde Pier Silvio Berlusconi. «Non ci sono problemi di nessun tipo. Speriamo di mandarlo in onda in primavera». Mediaset potrebbe anche trasmetterere il nuovo format di ispirazione culturale che Matteo Renzi avrebbe intenzione di realizzare su Firenze. «Ci hanno contattato, stiamo aspettando di vedere che tipo di prodotto sarà». Potrebbe essere trasmesso su Rete 4 O sul nuovo canale Focus. Rete ammiraglia proprio no. Anche se si tratta dell’ex premier.

Pubblicità in spolvero. Intanto, come detto, i Mondiali finiranno il 15 luglio, ma in casa Mediaset cercano di cavalcare l’onda lunga del calcio. Grazie alla Coppa del Mondo in Russia (che a quanto emerso dalla serata di ieri sarebbero stati strappati alla Rai per soli 3 milioni in più rispetto all’offerta di Viale Mazzini, per un totale di 71 milioni di euro), uno dei Mondiali più appassionanti degli ultimi 10 anni, la tv del Biscione chiuderà un semestre (e probabilmente un intero 2018) in spolvero: da gennaio a giugno, ha anticipato Pier Silvio Berlusconi dalla sala conferenze dell’Hotel Hermitage di Montecarlo, la raccolta pubblicitaria del gruppo è salita del 2 per cento. Molto meglio del mercato: la pubblicità in Italia nel 2018 è ancora negativa e dunque il segno controcorrente di Mediaset è tutto frutto della scommessa sui Mondiali, di cui nessuno, nemmeno negli uffici di Cologno, aveva immaginato degli ascolti così record: il 78% degli italiani hanno visto almeno uno spezzone di una qualche partita dei Mondiali sui canali Mediaset.

Gli effetti del decreto Dignità. La cornucopia del pallone rischia di essere in difficoltà nei prossimi mesi: il decreto Dignità varato dal Ministro, e vicepremier, Luigi Di Maio come detto fa calare la mannaia sugli spot delle scommesse sportive, che affollano. A Mediaset fanno spallucce: il mondo della televisione e della pubblicità è sopravvissuto al divieto di pubblicizzare le sigarette che erano una voce grossa negli Anni ‘80. Sopravviverà. «Bisognerà leggerlo bene e studiarlo. È indubbiamente qualcosa che ci tocca dal punto di vista del fatturato. Ma non mi permetto di esprimere un giudizio prima di vedere il decreto», ha replicato Pier Silvio Berlusconi.

Il ritorno al dividendo. E Pier Silvio Berlusconi si è sbilanciato a ventilare un ritorno al dividendo da parte dell’azienda: sono anni, colpa anche delle maxi-perdite causate dall’affare Vivendi, che agli azionisti non viene distribuita una cedola. La primavera del 2019 (a valere sul bilancio 2018) potrebbe essere la volta buona. Tutto questo fieno in cascina, però, non è preso in considerazione a Piazza Affari, dove il titolo Mediaset nell’ultima settimana ha perso il 10% e ora veleggia attorno ai 2,6 euro, i minimi da un anno. Colpa di un velenoso report di Morgan Stanley, che ha profetizzato la fine della tv generalista e gratuita, a cui Piersilvio ha replicato ricordando che già nel 1998 uscivano previsioni dei broker che annunciavano la futura fine della televisione. Le parole di Di Maio sulla morte della tv generalista hanno dato l’altro, fragoroso, colpo.

Riproduzione riservata ©
Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti