fisco e moneta virtuale

Tasse in bitcoin, a Chiasso la novità fa flop: un solo contribuente

di Lino Terlizzi

(REUTERS)

2' di lettura

A Chiasso, cittadina elvetica appoggiata al confine con l'Italia, le imprese attive nel digitale crescono. Ma le imposte pagate in bitcoin no, quelle sin qui non hanno funzionato e bisogna prenderne atto. È lo stesso sindaco di Chiasso, Bruno Arrigoni, a confermarlo: ad oggi un solo contribuente ha versato in bitcoin, per un importo di 250 franchi (216 euro al cambio attuale). Nel febbraio scorso questo versamento aveva fatto pensare all'inizio di un nuovo capitolo. Ma in realtà è rimasto un atto unico.

Il sindaco relativizza il bitcoin fiscale, sottolinea invece l'importanza del grappolo di aziende che, con l'iniziativa anche di imprenditori e professionisti italiani, sono oggi attive nell'area di Chiasso nella tecnologia blockchain e più in generale nel digitale, anche a suon di startup. Per quel che riguarda i pagamenti fiscali in bitcoin, «me ne aspettavo qualcuno in più, ma l'obiettivo di fare marketing territoriale è stato raggiunto», ha detto Arrigoni al Corriere del Ticino.

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Insomma le imposte solo comunali in bitcoin (in Svizzera gli altri due livelli fiscali sono cantonale e federale) erano comunque limitate, con un importo massimo consentito appunto di 250 franchi, e servivano soprattutto secondo Arrigoni come pubblicità per il nuovo distretto tecnologico di Chiasso. Il fatto che nel gennaio scorso la cittadina ticinese fosse la seconda in Svizzera, dopo il polo da tempo consolidato di Zug, ad annunciare la possibilità dell'imposta in bitcoin, ebbene ha creato in ogni caso clamore, ha fatto parlare.

Vero, ma resta il fatto che di contribuenti disposti a versare in bitcoin non se ne vedono, a parte quella che per ora rimane una mosca bianca. Può darsi che la volatilità estrema registrata nel frattempo dalle quotazioni del bitcoin e di altre criptovalute abbia molto raffreddato gli ampi entusiasmi di alcuni mesi fa. Può darsi che il terreno fiscale sia di per sé più refrattario di altri a nuove formule con criptovalute. Comunque, l'esperienza ticinese offre elementi di riflessione (a tutti, non solo a Chiasso) sul fatto che l'avanzata dell'utilizzo delle criptovalute stesse non sia poi così generalizzata ed univoca.

Il sindaco di Chiasso ha precisato che le maggiori imprese del settore digitale presenti nell'area portano alle casse del Comune tra 1 e 1,5 milioni di franchi (tra 866 mila e 1,3 milioni di euro), più le imposte alla fonte degli impiegati. La cittadina ticinese di confine ha meno attività finanziarie rispetto al passato e cerca nuove vie. Il digitale si sta mostrando una possibilità concreta. Ma un conto è l'idea di attirare imprese tecnologiche, un altro conto evidentemente è quella di far pagare le imposte con bitcoin. La seconda, a quanto pare, qui per ora proprio non sfonda.

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