Industria

Tenaris nella morsa della crisi Argentina e del risiko dazi

di Stefania Arcudi

2' di lettura

L'intensificarsi della crisi in Argentina pesa sul titolo di Tenaris, tra le peggiori del FTSE MIB, arrivando a perdere anche più del 2%. Mercoledì il peso argentino ha ceduto fino al 7,6% sul dollaro, il calo giornaliero maggiore da dicembre 2015, e cede ora un ulteriore 7%. La Banca centrale sta ampiamente attingendo alle riserve e il presidente Mauricio Macri ha chiesto al Fondo monetario internazionale di sbloccare in anticipo fondi di emergenza, cosa che ha destato non poca preoccupazione tra gli investitori. L'istituto di Washington, guidato da Christine Lagarde, ha fatto sapere che rivedrà la tempistica della distribuzione dei fondi all'Argentina nell'ambito del piano di salvataggio a 50 miliardi di dollari.

Tutto questo incide sul titolo della scuderia Rocca, colosso dei tubi e servizi per l'esplorazione e la produzione di petrolio e gas, che in Argentina ha stabilimenti produttivi, che rappresentano una fetta rilevante della capacità del gruppo. Il Paese sudamericano è un importante mercato per Tenaris, che ha una quota di mercato importante nell'Octg grazie ai suoi rapporti di lunga data con la compagnia statale Ypf.

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Inoltre, secondo Equita, incidono in negativo anche le indiscrezioni secondo cui il presidente americano Donald Trump, nell'ambito della sua politica commerciale, sarebbe pronto ad alleggerire i dazi applicati alle importazioni di acciaio negli Stati Uniti da Corea del Sud, Brasile e Argentina. «Riteniamo che l'eventuale eliminazione delle tariffe sulla Corea del Sud abbia delle implicazioni negative per Tenaris, principalmente perché potrebbe peggiorare lo scenario sui prezzi in Usa. Gli Stati Uniti rappresentano il 30% del fatturato di Tenaris (e stimiamo volumi per circa 800-900k tonnellate)», sostengono gli analisti, le cui stime 2019 «incorporano un incremento prezzi del +6% e un miglioramento dei volumi del +6%».

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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