IL CAMPIONATO DEL MONDO 

Tradizionale o creativo? A Treviso 600 “chef” si sfidano a colpi di tiramisù

di Alessandro Marzo Magno

3' di lettura

Il tiramisù creativo è come il burro nel pesto o la cipolla nell'amatriciana? Bestemmie, eresie, reati da fucilazione alla schiena? Certo, per i puristi di tiramisù ce n'è solo uno: savoiardi imbibiti di caffè, mascarpone mescolato con l'uovo sbattuto. Tutto il resto è miscredenza o dolcissimo show, come quello che vede 600”chef” pronti a sfidarsi a Treviso dall’1 al 4 novembre durante la Tiramisù World Cup.

L'eterodossia, però, è cominciata da subito, perché al tiramisù trevigiano si affianca la coppa imperiale che è in pratica la stessa cosa, col pan di Spagna al posto dei savoiardi. E anche nel libro La cucina trevigiana (1983) di Giuseppe Maffioli, ovvero di colui che per primo, nel 1981, attribuì una paternità al tiramisù, accanto alla ricetta del tiramisù legittimo, compaiono quelle del tiramisù con variazioni, con aggiunta di panna montata o crema nel mascarpone, e ancora le ricette del tiramisù raffinato, cioè con rum, o con gli strati di mascarpone alternati a strati di zabaione.

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La guerra del tiramisù tra Friuli e Veneto
È chiaro che la purezza etnica in cucina non esiste – così come nel mondo reale, peraltro – e la vicenda del tiramisù lo dimostra una volta ancora.
Di recente – molti se lo ricorderanno – si è scatenata la «guerra del tiramisù» rigardo alle origini. Fino a un paio d'anni fa era pacifico che il dolce italiano più conosciuto nel mondo (in Giappone il tiramisù batte in popolarità anche la pasta e la pizza) fosse nato nel 1970 al ristorante le Beccherie di Treviso, messo a punto dal cuoco di allora, Roberto Linguanotto, detto Loli. Ma, grazie a un'accurata ricerca effettuata da Gigi Padovani, giornalista e scrittore di gastronomia, è emerso che in realtà il tiramisù è nato nel confinante Friuli Venezia Giulia. Fin dal primo dopoguerra nel ristorante Il Vetturino, di Pieris, in provincia di Gorizia, dove Mario Cosolo preparava la coppa tirimesù: stesso nome, ma una composizione diversa da quella con mascarpone e savoiardi.


Spostandoci più a nord, in Carnia si trova la ricetta degli anni Sessanta stilata da Norma Pielli, titolare con il marito Giuseppe Del Fabbro, del ristorante Roma, di Tolmezzo. Questo documento ha definitivamente spiazzato i veneti che non sono stati in grado di contrapporre ai friulani altrettanto valide pezze d'appoggio a favore della loro tradizione.

Il dolce versione salata
Quindi la guerra si è spostata, e la si prosegue con altri mezzi: la Tiramisù World Cup che si terrà a Treviso e nel trevisano dall'1 al 4 novembre, per esempio, è una risposta veneta alle bordate friulane. Sono previste due sezioni: una per il tiramisù classico e una per il tiramisù creativo, dove la fantasia potrà scatenarsi. Sembra che qualcuno stia addirittura pensando a un tiramisù ittico.
Certo è che in questi ultimi anni i piccoli e caparbi friulani stanno rosicchiando parecchie posizioni ai veneti facendo schiumare di rabbia il presidente Luca Zaia, originario proprio del trevisano, di Godega di San'Urbano, per l'esattezza. Si è cominciato con il prosecco, la cui doc è stata allargata fino alle porte di Trieste affinché comprendesse la località di Prosecco, e il cui vitigno, fino a pochi anni fa chiamato uva prosecco, è diventato uva glera, di origine carsolino-istriana. Poi il caso tiramisù, e i veneti hanno gradito assai poco lo scippo, e infine Sappada che – grazie a un referendum – è transitata armi, bagagli e sorgenti del Piave dal Veneto al confinante Friuli Venezia Giulia. In queste zone, sul Piave e sulle Alpi, si è combattuta la prima guerra mondiale, ma sembra di essere più dalle parti della seconda: la guerra continua.

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