commercio internazionale

Nuove regole sui dazi: imprese italiane «pronte a vigilare»

di Laura Cavestri

2' di lettura

Più che essere saliti sul podio ci si sente come aver evitato un fuoripista. E le conseguenze di una caduta rovinosa. C’è un misto di sollievo e amarezza nei commenti di politici e imprese per l’intesa tra Commissione, Consiglio ed Europarlamento sulla riforma delle nuove regole di calcolo dei dazi imposti quando la concorrenza extra-Ue vende sottocosto perchè gioca a “carte truccate”.

L’intesa – ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda – è l’atto finale di un lungo e difficile percorso che ha visto l’Italia impegnata in prima linea.

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All’inizio del 2016, le ipotesi prevedevano, di fatto, il vero e proprio riconoscimento alla Cina del lo status di “Economia di mercato”. Per quanto migliorata – ha concluso Calenda – la soluzione adottata oggi non è comunque ottimale ma dobbiamo avere la consapevolezza di aver fatto tutto quanto era possibile per un risultato positivo. Il Governo continuerà a vigilare affinché sia applicata in modo rigoroso».

«Si tratta di uno dei dossier più delicati e controversi che avrà riflessi significativi sulla politica commerciale e industriale – ha commentato Lisa Ferrarini, vicepresidente di Confindustria per l’Europa –. Il risultato finale rispecchia gli interessi divergenti che caratterizzano l’Europa. Non tutte le nostre richieste sono state accolte, ma fino a che il mercato cinese continuerà ad essere distorto, non si potranno usare i prezzi e costi interni per calcolare il dumping e la Commissione si è impegnata a non imporre ulteriori oneri sulle imprese. Confindustria – ha concluso Ferrarini – non abbasserà la guardia e vigileremo caso per caso affinché gli impegni vengano rispettati».

L’intesa è «una buona notizia» per il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani: «Alla fine l’accordo tutela le aziende europee e non crea nuovi oneri per le piccole e medie imprese. Il Parlamento vigilerà affinchè le nuove regole siano applicate secondo lo spirito del legislatore».

«Con l’accordo di oggi – ha sottolineato il direttore generale di BusinessEurope Markus J. Beyrer – la Ue è riuscita a rispettare le regole del Wto e a mantenere lo stesso livello di protezione per gli operatori economici Ue». Mentre il direttore di Eurofer (l’industria siderurgica europea) Axel Eggert «Ci aspettiamo che la Commissione dimostri ora la fattibilità e la prevedibilità dell’attuazione di questa nuova metodologia».

Per Ines van Lierde, presidente di Aegis Europe, che riunisce 30 industrie di settore, «se funzionerà lo vedremo nei fatti. Finora è chiaro che la Ue è stata un target scelto dalla Cina su cui riversare la sovraccapacità produttiva. L’efficacia della nuova normativa la vedremo negli anni a venire e avrà un diretto impatto su crescita e occupazione».

Per Alessia Mosca, coordinatrice del Gruppo dei Socialisti e Democratici in commissione Commercio Internazionale «Il testo su cui si è raggiunto un accordo non è il migliore, ma abbiamo inserito una definizione ampia di “dumping”, che incorpora le distorsioni nelle retribuzioni e anche l’inserimento del concetto di dumping ambientale». Mentre David Borelli (M5S) liquida l’accordo come «ambiguo e fatto da eurocrati preoccupati di non irritare la Cina».

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