automazione industriale

La Cina nuovo Eldorado per chi esporta robot

di Micaela Cappellini

(Bloomberg)

3' di lettura

Ci sono cinque Paesi, nel mondo, che da soli valgono tre quarti della domanda mondiale di robot industriali. E di questi, uno ne vale addirittura il 30%. I cinque Paesi in questione sono Cina, Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti e Germania, ma di questi la vera gallina dalle uova d’oro per chi produce macchinari automatizzati è Pechino. Lo certifica l’Ifr, l’International Federation of Robotics, che ha appena aggiornato l’affresco del mercato mondiale dei robot industriali. Un settore che naviga con il vento in poppa: l’anno scorso nel mondo sono stati venduti oltre 290mila pezzi, il 16% in più rispetto all’anno precedente.

La crescita è stata esplosiva soprattutto per il settore dell’elettronica, che in un solo anno ha visto aumentare del 41% il parco robot installato nelle aziende di tutto il mondo, anche se il comparto a più alto tasso di automazione resta quello dell’automobile, con oltre 103mila nuovi robot installati nel 2016.

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Il settore in Italia gode di ottima salute. Oltre a veder crescere la produzione destinata al mercato interno, il nostro Paese oggi è il terzo esportatore mondiale di robot, con oltre 290 milioni di dollari di fatturato estero 2016. Davanti a noi c’è la Germania - che esporta il doppio - e al primo posto, con grande stacco, c’è il Giappone, con oltre 1,6 miliardi di dollari all’anno e circa il 36% dell’export mondiale del settore. Ma con una crescita della domanda mondiale così scoppiettante, aumentando la capacità produttiva le imprese italiane potrebbero intercettare praterie. Dove? Se pensiamo in termini assoluti, la meta giusta è l’Asia, dove entro la fine dell’anno gli acquisti di robot cresceranno del 21% rispetto al 2016, contro un aumento delle vendite in Europa dell’8% solamente.

La Cina, lo abbiamo detto, è e sarà sempre di più l’acquirente numero uno. Con oltre 87mila nuovi robot installati quest’anno, vale da sola quanto il mercato europeo e quello americano messi insieme (che in totale registrano 97.300 forniture). La corsa cinese alle tecnologie industriali più avanzate non conoscerà sosta: da qui al 2020 si stima che Pechino comprerà oltre 635mila robot. Nel giro di tre anni, dunque, la dotazione cinese ammonterà a 950mila esemplari; considerando che nel mondo si conteranno in tutto 3 milioni di robot installati nell’industria manifatturiera, la Cina potrà vantarsi di ospitare un terzo del parco mondiale.

LE PREVISIONI

Fornitura annuale dell'industria dei robot nel mondo: dati 2008-2016 e stime 2017-2020 (Fonte: IFR World Robotics 2017)

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Pechino è nuova sulla scena dell’alta tecnologia industriale, ogni 10mila dipendenti nelle sue fabbriche ci sono solo 68 robot. E questo spiega tassi di crescita così elevati per il futuro. Chi invece ha già un invidiabile tasso di automazione è la Corea del Sud, con 631 robot ogni 10mila dipendenti, il più alto al mondo. La domanda coreana sarà dunque stagnante? Falso: l’Ifr stima che nei prossimi tre anni Seul comprerà oltre 179mila nuovi robot. Fanno 40mila nuovi robot circa all’anno: tanto per avere un termine di paragone l’Italia, che è tra i mercati considerati in crescita, ne acquisterà tra i 7 e gli 8mila all’anno.

Il Giappone presenta una situazione molto simile a quella coreana, con più o meno lo stesso numero di acquisti industriali previsti da qui ai prossimi anni. Solo che qui è più difficile competere: le imprese giapponesi della robotica sono tra le più agguerrite del mondo e sono anche quelle che esportano di più, cinque volte più dell’Italia per l’esattezza. Meglio allora puntare sugli Stati Uniti, che per numero di acquisti si pongono allo stesso livello di Tokyo e Seul ma rispetto a loro potranno vantare un tasso di crescita medio annuo del 15 anziché del 5%.

E il mercato europeo? Certo, pur con percentuali di sviluppo minori, per le nostre imprese continua a rimanere interessante. A cominciare dai big come la Germania, che secondo l’Ifr nei prossimi tre anni si doterà di oltre 91mila nuovi robot industriali. Ma non solo, perché la domanda di automazione industriale dell’Europa centro-orientale - con l’esclusione di Polonia e Repubblica ceca - quest’anno mostra un tasso di crescita del 28%, non lontano dal 32% cinese. Gli acquisti di robot da parte delle imprese della Nuova Europa e della Turchia manterranno ritmi elevati anche nei prossimi tre anni, pari in media al 21 per cento. Significano tra i 12mila e i 17mila esemplari l’anno, il doppio del mercato italiano. Tutta domanda vicina, quindi più facile da intercettare.

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