ambiente e sviluppo urbano

Taranto si candida a laboratorio di economia sostenibile

di Domenico Palmiotti

(© Danilo Donadoni)

2' di lettura

Taranto – la città fortemente segnata dal’'impatto ambientale dell’Ilva – partecipa al progetto “Verso una rete internazionale per l’ecologia integrale” e si candida ad essere realtà-laboratorio. Il progetto, avviato dall’Università Pontificia Antonianum, è promosso da una comunità scientifica che si riconosce nell’orientamento dell’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco. È la Camera di Commercio a favorire questa partecipazione, coerente, peraltro, con il lavoro a sostegno del Benessere equo e sostenibile, Bes, con l’obiettivo di valutare il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico ma anche sociale e ambientale. Ed è proprio l’Università Pontificia Antonianum, con Giuseppe Buffon, decano alla facoltà di Teologia, a spiegarne il senso: «Scegliamo Taranto perchè l’Ilva è la più grande industria dell’acciaio a livello europeo e qui si pone il problema di coniugare da una parte l’occupazione e dall’altra la salvaguardia dell’ambiente, cioè il diritto all’ambiente pulito, bello e alla salute».

«Taranto è una comunità attenta ai temi dello sviluppo sostenibile e per questo sarà sede di uno degli eventi nazionali del nostro Festival 2018» ha annunciato Enrico Giovannini, portavoce Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.

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Tenendo a battesimo l’iniziativa di Taranto, Catia Bastioli, presidente di Terna e ad di Novamont, ha detto che «non abbiamo difronte una sfida che è solo sulle risorse naturali ma anche sul tessuto sociale. Con un progetto di futuro, si possono anche riconvertire delle cose che sono state critiche nel passato. Questo è anche un tema fondamentale nella mia filosofia di rigenerare siti deindustrializzati. Perché non si usa suolo pulito ma ciò che era già stato inquinato e si rigenera per una nuova economia ed una nuova visione del mondo».

«Negli ultimi trent’anni – ha rilevato Mauro Magatti, sociologo, Università Cattolica del Sacro Cuore – abbiamo pensato all’economia come una specie di macchina che deve funzionare a prescindere da tutto e da tutti e per molto tempo si è pensato all’economia in rapporto alla politica, alle istituzioni, alla cultura e alla società». Per cambiare mentalità, ha sottolineato, infine, Giuseppe Buffon «dobbiamo costruire una rete e farlo dal basso . Coinvolgere tutti, mettere le forze attive sul campo e insieme ripensare la realtà, l'accademia e l’impresa».

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