accordo dopo 208 giorni

Evangelici e progressisti insieme nel nuovo governo olandese

di Michele Pignatelli

Il primo ministro olandese in carica, Mark Rutte

3' di lettura

Accordo raggiunto in Olanda per un nuovo governo, a 208 giorni dalle elezioni legislative del 15 marzo: un record che quantomeno eguaglia quello del 1977. Ma l’intesa per un nuovo esecutivo di centrodestra - che, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, sarà ufficializzata domani dal premier in carica Mark Rutte, insieme al programma - rischia di essere fragile e di difficile tenuta, nonostante la lunga gestazione.

Maggioranza risicatissima
Nella coalizione di maggioranza (peraltro risicatissima: 76 seggi su 150 alla Camera bassa) dovranno infatti convivere il Vvd, il Partito liberal-conservatore di Rutte (33 seggi), i cristiano-democratici del Cda e i liberali progressisti del D66 (19 seggi a testa) e l’Unione cristiana (Cu, 5 seggi).

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Era l’unica strada percorribile per avere una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, dopo che dal voto - che aveva segnato la fine della precedente grande coalizione tra liberali e laburisti - era uscita una Camera frammentata, con ben 13 partiti; e dopo che dalle trattative si erano sfilati i Verdi di Jesse Klaver, rivelazione del voto di primavera. Ma è difficile pensare che nei prossimi mesi non si facciano sentire le differenze sostanziali tra i membri della coalizione su alcuni temi chiave, già emerse nei lunghi negoziati.

Verso una difficile convivenza

Da una parte c’è infatti il D66, che è stato tra i principali promotori della legalizzazione del matrimonio gay e dell’eutanasia per i malati terminali (e ora spinge per estendere il diritto al suicidio assistito anche in casi meno estremi), dall’altra un partito - la Cu - cosituito in larga misura di cristiani evangelici, fermamente contrari ad aborto ed eutanasia. Senza contare i diversi umori nei confronti dell’Europa: i primi vorrebbero un ruolo rafforzato per la Ue, i secondi non vedrebbero male l’uscita dell’Olanda dall’Eurozona così com’è oggi.
Alla fine, dopo un faticoso e non indolore processo di mediazione, i contendenti hanno seppellito l’ascia di guerra sui temi più divisivi, ma l’equilibrio appare fragile. E basterà un dissidente per privare il governo della maggioranza.

Il programma: stretta sulla prostituzione, taglio delle tasse sui dividendi
Ma quale orientamento potrà avere il terzo gabinetto Rutte (dopo quelli del 2010 e del 2012)? In atttesa della presentazione di domani, filtrano interessanti anticipazioni, provvedimenti che in qualche caso sembrano proprio figli del laborioso negoziato. Sarebbe per esempio in arrivo una stretta sulla prostituzione legale, con il ripristino del bando allo sfruttamento - abolito nel 2000, contestualmente alla legalizzazione dei bordelli - e l’introduzione di una licenza obbligatoria per le prostitute. In cambio di questa concessione all’Unione cristiana, arriverebbe un riconoscimento della cosiddetta neutralità di genere: il governo smetterebbe cioé di richiedere nei moduli, quando non strettamente necessario, il sesso dei cittadini ed amplierebbe le normative anti-discriminazione.

In materia fiscale, secondo l’emittente Nos, il governo si prepara a tagliare le tasse sui dividendi, oggi pari al 15%, per accrescere l’attrattività del Paese nei confonti degli investitori esteri.

Quanto alle politiche migratorie - tema caldo della campagna elettorale olandese, sotto l’influsso del Pvv, il movimento xenofobo ed euroscettico di Geert Wilders poi escluso dalle trattative per il governo - secondo il quotidiano Telegraaf la durata dei permessi ai rifugiati verrebbe ridotta da cinque a tre anni, in linea comunque con la legislazione europea.

Le prossime tappe
Per arrivare alla formazione vera e propria del governo saranno necessari ancora diversi passaggi: prima un ultimo confronto nei partiti che
hanno raggiunto l’accordo, poi la discussione in Parlamento. Il giuramento formale, secondo i media olandesi, potrebbe arrivare intorno al 23 ottobre. Superando così di fatto ogni record.

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