al via la wibc

In Bahrain la Davos del mondo islamico

di Simone Filippetti

2' di lettura

L'Art Rotana, sul piccolo isolotto di Amwaj Islands, svetta con la sua forma di piramide rettangolare: è uno degli hotel più lussuosi di Manama, piccola capitale del piccolo stato del Bahrain. Il calendario segna il 4 dicembre, ma la temperatura è fissa sui 24 gradi e nella spiaggia privata dell'albergo, turisti e vacanzieri prendono il sole strati sui lettini. Per tre giorni, questo resort circondato da palme e mare, ospiterà i più potenti banchieri e personaggi del mondo islamico: si apre oggi la World Islamic Bank Conference (WIBC), dove ogni anno i potenti d'Arabia si danno appuntamento. È la Davos della finanza araba: 80 autorità, tra banchieri centrali, investitori e regolatori, disegneranno le strategie del mondo arabo per il futuro.

Difficile, a prima vista, immaginare un posto più lontano, geograficamente e culturalmente, dalla segregata cittadina svizzera incastonata tra le Alpi. Eppure Davos e Manama hanno molto in comune: sono entrambi due posti isolati, uno tra le inaccessibili montagne nel cuore d'Europa; l'altro in un remoto e microscopico arcipelago del golfo persico, collegato alla terraferma solo da un'autostrada sospesa sul mare verso l'Arabia Saudita, non proprio il paese più “accogliente” del mondo. In Bahrain si arriva di fatto solo in aereo e nemmeno facilmente (i voli diretti della Gulf Air, la compagnia nazionale, verso Europa non riempiono le dita di una mano). Ma soprattutto Manama e Davos condividono una posizione geopolitica strategica e una forte vocazione alla finanza. La Svizzera è il caveau bancario d'Europa; il Bahrain che fino agli anni '30 era un villaggio di pescatori di perle, ha una storica tradizione di paese aperto e più laico tra i paesi musulmani del Golfo: è stato il primo a diversificare la sua economia, sganciandosi dal petrolio (che oggi pesa solo per il 25% del Pil), e puntando sui servizi finanziari e sull'intrattenimento (inaugurano il primo circuito di Formula 1 nel Medio Oriente).

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Da un quarto di secolo, ogni dicembre i pezzi grossi si danno appuntamento in questo stato lilliput del Golfo Persico, paese al mondo con pià mare che terra. Il primo convegno si tenne 24 anni fa: nel 1993 l'Italia era alle prese con Tangentopoli, Silvio Berlusconi stava mettendo in piedi Forza Italia. La finanza islamica era un argomento marziano e gli stessi paesi del Golfo stavano aprendosi allora al mondo occidentale, iniziando quel boom economico che li avrebbe poi proiettati sulla scena mondiale.
Sono attesi mille partecipanti, di 400 diverse istituzioni e organizzazioni. La Finanza islamica ha mosso quasi 900 miliardi di dollari negli ultimi 15 anni: definirla una nicchia sarebbe ingeneroso. Il tema centrale dell'edizione 2017 è la standardizzazione internazionale dei prodotti e degli investimenti. Nella sola Europa, ci sono 40 milioni di musulmani la cui religione vieta di investire i propri risparmi nelle banche occidentali. Se la Finanza Islamica riuscirà ad avere una regolamentazione computabile con quella europea, si aprirà un mercato enorme.

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