il discorso sulla sicurezza nazionale

Russia e Cina tornano nemici Usa. Trump: «Sono avversari strategici»

di Angela Manganaro

4' di lettura

Stasera il presidente Trump definirà Russia e Cina «avversari» che cercano di sfidare il potere americano ed eroderne sicurezza e prosperità; depennerà il cambiamento climatico dalla lista delle minacce all’America; riconoscerà i progressi militari nordcoreani che non si limitano alla produzione missilistica. Il primo discorso strategico sulla sicurezza nazionale del 45esimo presidente sarà pronunciato alle 20 italiane, le 14 di Washington e rispecchia Trump fino a un certo punto.

La Casa Bianca ha infatti diffuso alcuni stralci del discorso ripresi da Bloomberg e Reuters in cui si legge cosa il presidente degli Stati Uniti dirà di Russia e Cina: «Mirano a rendere le economie meno libere e e meno corrette, ad accrescere la loro forza militare, a mettere sotto controllo l’informazione e i dati per reprimere le loro società ed espandere la loro influenza».

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Le promesse isolazioniste del candidato Trump sono un ricordo. Questi passaggi potrebbero stupire se si pensa che solo ventiquattr’ore fa il Cremlino ringraziava il presidente americano per l’attaccato terroristico sventato a San Pietroburgo grazie alla Cia, aiuto che «ha salvato molte vite» ha ammesso il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.

Stupiscono meno se si distinguono gli slanci del presidente Trump verso Xi Jinping e soprattutto Putin dall’accortezza della sua amministrazione: più Jim Mattis, capo della Difesa, l’unico che ha la forza di tutelare l’ortodossia della politica estera americana, meno H.R. McMaster, il rispettato consigliere per la sicurezza nazionale osteggiato dalla destra di America First che la settimana scorsa ha accusato la Cina di «aggressione economica», durezza di toni che pare non si ritroverà in questo documento. Solo due giorni fa sembrava infatti questo «il titolo» che avremmo dato a questo articolo secondo le anticipazioni del Financial Times da Washington. Pare invece che l’attacco frontale a Pechino non ci sarà.

La prima National Security Strategy del mandato Trump - di solito i predecessori si limitavano a consegnare questo documento al Congresso, lui leggerà - raccomanda comunque di ripensare la strategia statunitense basata sul presupposto di coinvolgere le potenze rivali includendole nelle organizzazioni internazionali con lo scopo «di farli diventare attori innocui e partner affidabili».

I conflitti: Ucraina e Mar cinese meridionale
È infatti importante quello che alti funzionari della Casa Bianca hanno anticipato ai cronisti: la presidenza Trump considera Russia e Cina «potenze revisioniste» perché vogliono rivedere lo status quo globale e indicano in particolare due zone di conflitto: le interferenze russe intese come incursioni militari in Ucraina e in Georgia quindi in Europa; in Asia l’aggressività di Xi Jinping nel Mar cinese meridionale.

Nord Corea e armi chimiche
Naturalmente sono menzionati come nemici Iran, gruppi terroristici islamisti e Nord Corea a cui si riconoscono i progressi militari e una maggiore capacità offensiva quindi una crescente pericolosità. Non si parla solo di missili - più numerosi, disponibili in più modelli, capaci di raggiungere obiettivi più lontani ma anche di armi chimiche e batteriologiche che su questi missili possono essere trasportate.

Cosa c’è, la cyberguerra
Che cyberguerre siano in corso è sotto gli occhi di tutti con i ripetuti attacchi hacker ad istituzioni pubbliche e private, ministeri e banche solo per fare due esempi. Non fanno morti ma sono spettacolari prove di forza con cui rubare preziose informazioni o testare i sistemi di sicurezza che si prendono di mira.

Ecco perché è cruciale proteggere le infrastrutture americane «dal cyber hacking» e dare la caccia «ai cyber attori cattivi», si legge nelle anticipazioni del documento. Chi sono questi attori non si dice ma non è difficile capire dove si vuole andare a parare: dopo ogni attacco hacker spesso di portata globale, si additano sempre società, spie, gruppi di informatici comunque riconducibili a Cina e Russia. I due paesi rivali - con la Cina ormai superpotenza - non sono dunque solo avversari economici.

Il New York Times tuttavia scrive già che su cyberguerra e propagande online - leggi, interferenze russe nella campagna presidenziale americana 2016 - non ci si è soffermati abbastanza né si spiega come si contrasteranno queste tecniche di guerra digitale; si dettaglia molto di più il piano per respingere le ambizioni di potenza economica mondiale della Cina.

C’è da dire che la National Security Strategy è un documento di carattere generale che non dettaglia tutti i punti di cui tratta ma dà un indirizzo oltre ad avere una cadenza variabile, è stato stilato 16 volte dal 1987, l’ultima nel marzo 2015 da Barack Obama.

Rispetto all’ultima Strategia 2015 di Obama si può individuare una differenza immediata: in quel documento la rivista Foreign Affairs aveva contato che le parole lead, leader, leadership apparivano 94 volte, una precisa idea del ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Nella Strategia di Trump sembra prevalga l’ elenco di alcuni obiettivi e soprattutto la sensazione di un’America che sarà pure First ma in difesa. Vista dalla Casa Bianca, un uomo dello staff del presidente ha spiegato al Washington Post che la nuova dottrina è frutto di «un realismo basato su principi».

Cosa manca: il climate change
Rispetto a Obama c’è un’altra macroscopica differenza. In questo testo sintesi di confronto fra il presidente Trump e i suoi consiglieri, non è menzionato il cambiamento climatico come minaccia alla sicurezza nazionale americana che invece il predecessore considerava una priorità. Trump ha scosso il mondo quando ha annunciato che gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dall’accordo sul clima di Parigi; coerente con il suo pensiero il cambiamento climatico non è più un nemico del suo paese reduce da un autunno di devastanti uragani; nel documento che leggerà oggi il presidente si limiterà a dire che «gli Stati Uniti continueranno a portare avanti un approccio che bilancia sicurezza energetica, sviluppo economico e protezione dell’ambiente».


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