analisiGrande coalizione

Governo tedesco, Spd costretta a concessioni

di Isabella Bufacchi

(AFP)

2' di lettura

La Germania avrà un governo di Grande Coalizione che lavorerà per rinnovare la Germania, per migliorare la vita di tutti i cittadini tedeschi, dai bambini ai pensionati, dagli asili alle case di cura. Un governo che investirà di più nelle infrastrutture, nell’edilizia abitativa, nel digitale, nella formazione, nel sistema scolastico e che garantirà i posti di lavoro e le pensioni anche in futuro. Rafforzerà l’Unione europea perché così si rafforzerà anche la Germania. È questo il messaggio “a reti unificate” che hanno trasmetto i tre leader di Cdu, Csu e Spd alla conferenza stampa in chiusura dei negoziati preliminari, con un accordo raggiunto in un documento di una trentina di pagine.

Non c'è alternativa alla Grande Coalizione perché Angela Merkel ha sbarrato la strada al governo di minoranza e nuove elezioni potrebbero confermare il pessimo risultato dei tre partiti a settembre, soprattutto di Csu e Spd, favorendo i partiti estremisti.

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Dunque, bisogna fare buon viso a cattivo gioco e convincere gli elettori e i cittadini che la Grande Coalizione porterà benessere a tutti. Il primo ad avere questo arduo compito, e nell'immediato, è il leader socialdemocratico Martin Schulz, che tra domenica e lunedì 21-22 gennaio dovrà incassare il disco verde dei membri del suo partito ad andare avanti e avviare le vere trattative per la Grande Coalizione. Un banco di prova decisivo e che Schulz conta di poter superare avendo dalla sua parte i 13 membri che hanno partecipato ai negoziati preliminari e che hanno votato all'unanimità il documento firmato con Cdu e Csu. Anche il Csu ha i suoi guai: dopo uno dei peggiori risultati elettorali nella sua storia, a fine anno affronterà le elezioni in Baviera.

Sui dettagli dell’accordo, i primi commenti dei politologi tedeschi hanno fatto emergere le concessioni dell’Spd che sarebbero superiori a quelle del centrodestra, con vittorie su temi piccoli e la rinuncia ad alzare le tasse sulle classi più benestanti, una bandiera che viene ora ammainata.

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