la minaccia nucleare

Corea del Nord, vertice a Vancouver sulle sanzioni. Con l’Italia, ma senza Cina e Russia

di Stefano Carrer

Un’immagine alla televisione del leader della Nord Corea, Kim Jong Un, del 29 novembre 2017, dopo il lancio di un missile nord coreano. (Bloomberg )

3' di lettura

Mentre il Papa stesso ha detto di temere sempre più lo scoppio di una guerra nucleare, la riunione internazionale di oggi in Canada – il Vancouver Ministers' Meeting on Security and Stability on the Korean Peninsula – non nasce sotto i migliori auspici. Il governo canadese – co-promotore dell'iniziativa assieme agli Usa – sottolinea che il summit di ministri degli Esteri è finalizzato a «dimostrare solidarietà in opposizione alle azioni illegali e pericolose della Corea del Nord» e a «lavorare insieme per rafforzare gli sforzi diplomatici verso una penisola coreana sicura, prospera e denuclearizzata». A questo fine, in agenda spicca il tema di come «rafforzare l'efficacia del regime sanzionatorio globale a supporto di un ordine internazionale basato sulle regole». I partecipanti sono una ventina: Canada, Usa, Australia, Belgio, Colombia, Danimarca, Francia, Grecia, India, Italia, Giappone, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Filippine, Corea del Sud, Svezia, Thailandia, Turchia, Regno Unito.

'Disgelo' per le Olimpiadi, avanti i colloqui tra le due Coree

La partecipazione italiana. Senonché Cina e Russia, che non partecipano, hanno già espresso la loro contrarietà a un vertice che in sostanza riunisce i capi della diplomazia dei Paesi che parteciparono alla guerra di Corea del 1950-1953 sotto l'egida delle Nazioni Unite in difesa del Sud. Tra queste c’è l'Italia, la cui bandiera sventola assieme alle altre a Panmunjom, il villaggio sul confine dove di recente si è tenuto l’incontro ministeriale intercoreano che ha sancito la partecipazione di Pyongyang alle Olimpiadi invernali (domani si terrà un'altra riunione tra le due Coree, per delineare i dettagli tecnici). Il nostro Paese- che sarà rappresentato da Gian Lorenzo Cornado, capo di Gabinetto del ministro degli esteri Angelino Alfano, è inoltre reduce dalla presidenza del Comitato Sanzioni. Alfano ha sottolineato che la conferenza intende «favorire gli sforzi della comunità internazionale diretti a trovare una soluzione diplomatica alla crisi. Le recenti risoluzioni adottate all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza hanno confermato coesione e ampia condivisione rispetto all'obiettivo della de-nuclearizzazione, completa, verificabile ed irreversibile. L'incontro del 9 gennaio tra Nord e Sud Corea apre potenzialmente nuovi spazi. Ma occorre continuare ad esercitare un'efficace pressione sul regime nordcoreano per convincerlo ad abbandonare la strada dell'auto-isolamento e per tornare nell'alveo della legalità internazionale». «In questo senso - conclude Alfano - ci siamo adoperati lo scorso anno durante la nostra Presidenza del Comitato sanzioni dell'Onu. In quest'ottica intendiamo contribuire alle discussioni a Vancouver, per promuovere, insieme con i nostri partners, un futuro di pace e stabilità per la penisola coreana».

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L'irritazione di Russia e Cina. Nella sua annuale conferenza stampa di ieri a Mosca, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha anzitutto smentito di esser stato invitato a una conferenza dalla quale, ha detto, non crede possa uscire alcunchè di produttivo. «Spero solo che non sia controproducente», ha detto il ministro. La Russia è invece pronta a favorire un dialogo bilaterale tra Washington e Pyongyang nel quadro di una riesumazione dei negoziati a sei parti interrotti dal 2008. A questo fine, ha sottolineato Lavrov, Mosca propone un congelamento di ogni iniziativa militare in grado di aumentare le tensioni, tipo lanci di missili o test nucleari ma anche manovre militari su vasta scala come quelle che Usa, Corea del Sud e Giappone stanno conducendo nell'area regionale. Il ministero degli Esteri cinese ha altresì evidenziato che la convocazione di questo tipo di incontri, che escludono parti fondamentali in causa, non avvicinano una «soluzione appropriata».

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Un supporto a Tillerson. Il leader nordcoreano Kim Jong Un non ha dato alcun segnale di voler cedere alle sanzioni nè di voler accettare di iniziare a trattare sulla base delle precondizioni richieste da Usa e Giappone, ossia una rinuncia alle sue ambizioni nucleari. Poichè l’efficacia delle sanzioni internazionali dipende soprattutto dai grandi assenti Cina e Russia, a molti analisti appare chiaro che dal vertice di Vancouver non possa scaturire niente di decisivo. Negli ambienti diplomatici, peraltro, circola ampiamente la teoria secondo cui questo summit – co-organizzato da Usa e Canada – serva in modo particolare a rafforzare la posizione del Segretario di Stato Rex Tillerson all’interno della Casa Bianca, conferendogli un più spazio di manovra all’interno dell'amministrazione Trump. Un modo, insomma, per rintuzzare chi a Washington sta diventando sempre più scettico sulla possibilità che la crisi possa essere risolta per via negoziale prima che il territorio continentale statunitense entri definitivamente nel mirino di missili intercontinentali nordcoreani dotati di testate atomiche.

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